Hydra, Eriberto Eulisse: “Piediluco, la sfida mondiale da esportare all’estero” 

Il direttore esecutivo della rete mondiale dei musei dell’Acqua UNESCO sull’importanza degli ecomusei e riconosce Piediluco come un modello da poter esportare all’estero

Red
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Eriberto Eulisse, direttore esecutivo della rete mondiale dei musei dell’Acqua dell’Unesco, durante la terza giornata del Forum delle Acque, ha definito Piediluco (Terni) come un possibile modello mondiale da poter esportare all’estero. 

Le sue parole durante l’evento: “Piediluco ha una grande esperienza con il museo multimediale della Cascata delle Marmore. Può diventare un modello per la nostra rete: un modello da portare all’estero e avviare una fruttuosa, particolare e proficua collaborazione con essa. La rete è unità giuridica assestante che ha un mandato e svolge attività internazionali. Assieme e con il supporto dei social, Piediluco, può sviluppare in sinergia anche attività a livello internazionale”.

Oggi, al Forum delle Acque – spiega il direttore esecutivo UNESCO – si è affrontato il tema degli ecomusei italiani che mettono al centro l’acqua. In questo momento occorre consolidare l’esperienza di Piediluco e una volta raggiunto questo obiettivo, la porteremo avanti fino a raggiungere il livello internazionale, facendola diventare un esempio per altri paesi europei ed extra-europei. Questa è la sfida e questo ci auguriamo di portare avanti con Piediluco”.

Il direttore Eulisse ha poi sottolineato l’estrema importanza degli ecomusei: “Hanno diversi punti di forza che hanno dimostrato da ormai 50 anni a questa parte e sono una metodologia particolare di coinvolgimento delle associazioni e delle comunità locali. Si tratta di un luogo di incontro e mette assieme diversi musei – se già esistenti – con i patrimoni che sono nel territorio. Educare e valorizzare sono punti fondamentali ed obiettivo strategico della rete mondiale Unesco dei musei dell’Acqua. Noi – conclude il direttore della rete globale dei musei dell’acqua – ci occupiamo di acqua e a volte, disastri, rischio idrogeologico sono legati anche alla mancanza della trasmissione di saperi. Per recuperare questa cesura e riattivare questo dialogo con il passato è fondamentale quindi, il contributo ed il coinvolgimento delle nuove generazioni”.

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