Jannik Sinner, il primo tennista italiano a raggiungere il numero 1 del mondo, si trova al centro di una controversia dopo essere risultato positivo a un doppio test antidoping. I test hanno rilevato tracce minime di uno steroide anabolizzante, ma l’Agenzia antidoping del tennis (ITIA) ha scagionato Sinner, dichiarando che la contaminazione è stata “involontaria“. La sentenza, resa pubblica il 15 agosto, arriva tre settimane dopo la sua rinuncia a partecipare alle Olimpiadi di Parigi 2024, ufficialmente a causa di una “tonsillite”.
Cahill fa chiarezza: “Contaminazione attraverso uno spray”
Darren Cahill, uno dei coach di Sinner insieme a Simone Vagnozzi, ha commentato la vicenda in un’intervista a Chris McKendry di ESPN: “La verità è venuta a galla. Jannik non ha avuto colpe o negligenze e spero che possa superare questa situazione, giocare e migliorare, mettendosi alle spalle questa sfortunata vicenda”. Cahill ha spiegato che la contaminazione involontaria è avvenuta attraverso uno spray usato dal fisioterapista Giacomo Naldi per curarsi una ferita, trasmettendo quantità infinitesimali di Clostebol a Sinner durante le sessioni di massaggi.
Leggi Anche
La rivelazione dopo la vittoria a Cincinnati
L’intera vicenda, che era stata coperta dalla privacy del lungo procedimento legale iniziato in primavera, è emersa solo ora. Il campione di Sesto Pusteria, nonostante la positività, non è stato squalificato e, dopo aver vinto il torneo di Cincinnati, potrà partecipare agli US Open che inizieranno lunedì. Tuttavia, la decisione dell’ITIA potrebbe essere impugnata dall’Agenzia Mondiale Antidoping (WADA) e dalla NADO, l’agenzia antidoping italiana, lasciando Sinner sotto la minaccia di un nuovo procedimento.
“Lascerò alle spalle questo periodo difficile e profondamente sfortunato”, ha dichiarato Sinner, che ha deciso di rendere pubblica la vicenda, in contemporanea con l’ITIA, cinque giorni dopo la sentenza di assoluzione. La scelta di rivelare tutto solo dopo la vittoria a Cincinnati ha suscitato interrogativi, ma Sinner ha dovuto affrontare diverse difficoltà fisiche durante il torneo.
Parola alla WADA
Il team legale di Sinner si dice certo che la vicenda sia conclusa: “Non c’è alcun dubbio che Sinner sia innocente, l’ITIA non ha messo in dubbio questo principio chiave”. Tuttavia, l’ultima parola spetterà alla WADA, lasciando una pesante incognita sulla carriera del giovane tennista. Questa ombra lo ha accompagnato per tutta l’estate, tra la vittoria a Miami, l’approdo al numero 1 del ranking mondiale, i problemi fisici e le rinunce ai tornei di Roma e alle Olimpiadi.
Positivo al Costebol
Tutto è iniziato quando a Sinner sono state comunicate le due positività: la prima risale a un test del 10 marzo a Indian Wells, la seconda a un test effettuato otto giorni dopo lontano dalle competizioni. Entrambe le positività erano dovute al Costebol, una sostanza rilevata in quantità minime. Secondo l’ITIA, Sinner è stato sospeso in via cautelare in entrambe le occasioni, ma ha potuto continuare a giocare facendo appello a un tribunale indipendente, che ha automaticamente sospeso la misura cautelare.
Il 15 agosto Sinner viene dichiarato innocente
La lunga inchiesta che ne è seguita ha coinvolto numerose interviste al tennista e al suo staff, con Sinner che si è dimostrato molto collaborativo. Il 15 agosto, un tribunale indipendente ha dichiarato Sinner “innocente“, accettando la spiegazione della contaminazione involontaria. Secondo la versione che ha convinto i giudici, un fisioterapista del team di Sinner avrebbe acquistato una pomata cicatrizzante in una farmacia italiana per curare un taglio al dito, senza sapere che contenesse Costebol. Il contatto con Sinner, senza l’uso di guanti, avrebbe causato la contaminazione attraverso alcune lesioni cutanee del tennista.
Sinner resta il n°1 al mondo
Nonostante la penalizzazione di 400 punti ATP e la perdita del premio di 300.000 euro per la semifinale di Indian Wells, Sinner resta in testa alla classifica mondiale con 9360 punti, mantenendo un vantaggio di quasi 2000 punti su Novak Djokovic. A pochi giorni dall’inizio dello US Open, Sinner si presenta come uno dei favoriti per la vittoria.
I casi analoghi, da Borriello a Palomino
Il caso di Sinner ricorda altri episodi di “contaminazione involontaria” nel mondo dello sport. Il più noto è quello di Marco Borriello, che ha coinvolto la modella Belen Rodriguez, ma anche il difensore dell’Atalanta, Palomino, è stato coinvolto in una vicenda simile. Palomino è stato sospeso per quattro mesi e poi completamente scagionato, mentre per Sara Errani, ferma nel 2019 per otto mesi a causa di un stimolatore ormonale, la situazione è stata diversa: la tennista ha accusato i tortellini della nonna, ma la sua spiegazione non è stata creduta.
Kyrgios: “Ridicolo che sia stato assolto”
Tuttavia, la vicenda non si è conclusa senza polemiche. Molti nel mondo del tennis hanno espresso dubbi sulla gestione del caso, con alcune voci critiche come quella di Nick Kyrgios, che ha definito “ridicolo” il fatto che Sinner sia stato scagionato nonostante la doppia positività. Altri tennisti, come Denis Shapovalov e Lucas Pouille, hanno sollevato questioni sull’equità del trattamento riservato a Sinner rispetto ad altri atleti.
Sul Clostebol, sostanza proibita rinvenuta nelle urine di Sinner, gli esperti sottolineano che per avere effetti dopanti le dosi devono essere molto superiori a quelle rilevate. Domenico Pellegrini, farmacologo dell’Università di Firenze, ha chiarito che le quantità trovate nel corpo del tennista erano infinitesimali e quindi non in grado di migliorare le performance.
La vicenda ha sollevato domande anche sulla trasparenza e sull’equità nel mondo del tennis, con testate internazionali come L’Equipe e Marca che hanno evidenziato la delicatezza del caso e le possibili implicazioni per il futuro. Mentre Sinner si prepara per lo US Open, il dibattito su quanto accaduto continua a dividere l’opinione pubblica e il mondo dello sport
© Riproduzione riservata