Noussair Mazraoui, difensore del Manchester United si è rifiutato di partecipare ad un’iniziativa lanciata da Adidas e dal club: quella di far indossare a tutti i giocatori dei giacconi pro Lgbtq+. Gli altri componenti della squadra hanno deciso di essere solidali con il collega, anziché con l’iniziativa e dunque la campagna di sensibilizzazione non è stata portata avanti.
Il calciatore ha deciso di non indossare l’indumento “perché musulmano“. Dunque la squadra, per solidarietà e per non farlo sembrare l’unico “diverso“, ha deciso che tutti i giocatori non avrebbero partecipato all’iniziativa. Una notizia che ha destato molto scalpore e che sembra aver creato anche discordie in spogliatoio. Infatti, qualche componente del Manchester United si sarebbe mostrato contrariato: avrebbe voluto dare il proprio sostegno alla comunità arcobaleno.
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Questa iniziativa si unisce a una serie di progetti portati avanti dalla squadra. Infatti, nel proprio sito web, sono stati diffusi alcuni video, in cui i difensori dichiarano il proprio impegno a favore della comunità Lgbtq+. Nell’ultimo periodo la dirigenza del team calcistico ha voluto mostrare, a livello pubblico, il proprio supporto sia ai giocatori che ai tifosi appartenenti alla comunità e perciò si è formato il “Rainbow Devils supporter’s group“.
La sponsorizzazione della giacca (di quasi 1 milione e 100mila euro) sarebbe potuto essere un modo per ufficializzare ed enfatizzare ancor di più, quest’apertura, difficile da vedere nei contesti calcistici, nei confronti del mondo Lgbtq+.
Il Manchester non indossa la giacca, la delusione dell’Adidas
Il marchio tedesco ha fatto sapere, inizialmente, di essere molto deluso dall’atteggiamento della squadra. Seppur comprenda le motivazioni di Mazraoui, non giustifica che la squadra abbia deciso di prendere la stessa decisione. In quanto è sembrato come se i giocatori non fossero d’accordo con la campagna di sensibilizzazione e mostrassero ancora una forte chiusura sul tema.
Infatti, in una nota, anche il Raimbow Devils si è fatto sentire: “I giocatori hanno il diritto di avere le proprie opinioni e prendere determinate decisioni, mossi anche dalla propria fede. Ma restiamo delusi dal fatto che ciò abbia condizionato un’intera squadra. Ci preoccupiamo del tipo di effetto negativo che questa decisione potrà avere su ogni giocatore o tifoso, sulla libertà di esprimere la propria sessualità“.
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