Ciò che d più bello resta della Finale di Torino è il ringraziamento finale al pubblico: “Mi avete accolto come un piccolo bambino, mi avete dato forza”. Parola di Sinner, che cede il passo a Djokovic in due set (6-3, 6-3) nell’ultimo atto delle ATP Finals. Un torneo che probabilmente ricorderemo in futuro come il primo grande passo verso la grandezza del tennista italiano, che come Federer era riuscito a superare ogni singolo turno non perdendo mai una partita.
Applausi per Jannik
Capitolare con un Djokovic così, finché il serbo deciderà di deliziare il pubblico con il suo gioco, fa parte della storia recente di uno sport che lo colloca tra i dominatori indiscussi. Difficile, a tratti impossibile per Sinner spezzare la God Mode di Nole, che fa suonare la propria musica già con il break decisivo sul quarto game del primo set. Un primo schiaffo che Jannik incassa, ma poi replica e si pone sullo stesso piano ma con meno frequenza rispetto alla storica vittoria centrata contro il Numero 1 al mondo nella fase ai gironi.
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Il trionfatore delle ATP Finals, 36 anni, ha riconosciuto la bontà del tennis espresso dall’altoatesino: “Mi ha costretto a dare il massimo”. E il massimo in questo sport viene compreso al meglio attraverso qualche dato: contro un Sinner molto falloso, Djokovic è rimasto pulito vincendo il conto degli ace per 13-8. Poi se i dati si allargano alla carriera, rimbalzano su una rete di 138 finali disputate, di cui ben 98 vinte. Una disumanità sportiva che restituisce ancora più valore al torneo disputato dall’atleta italiano. Che oggi raccoglie applausi e rammarico da tradurre, un giorno, nel dominio del circuito che tutti ci auguriamo.
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