Simone Cristicchi, in vista della sua partecipazione al prossimo Festival di Sanremo 2025 con il brano Quando sarai piccola, ha condiviso riflessioni profonde sul suo percorso artistico e personale. Durante un incontro con la stampa a Milano, ha raccontato a cuore aperto: “La mia attitudine verso i fragili la avevo sin da bambino. Se non avessi trovato lo sfogo dell’arte, sarei stato un uomo molto violento e chiuso in me stesso“.
Il cantautore ha rivelato di aver vissuto due anni della sua infanzia chiuso in camera a disegnare, evitando qualsiasi forma di aiuto. A tal proposito, ha spiegato: “Gli unici amici erano questi personaggi colorati e divertenti che inventavo per farmi compagnia. Se non avessi trovato questa valvola, sarei ancora chiuso in una stanza“. Per Cristicchi, la musica e l’arte sono state una cura preziosa, capaci di guarire una ferita profonda.
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Guardando alla società contemporanea, il cantante ha espresso preoccupazione per quella che definisce un’epidemia di solitudine. Riguardo a ciò, l’interprete di Abbi cura di me ha esposto la sua paura per un futuro non proprio roseo: “I medici prescrivono relazioni umane oltre ai farmaci e oggi, tra guerre nucleari alle porte, pazzi sanguinari guerrafondai che governano il mondo e intelligenze artificiali stupide, non riusciamo a immaginarci il domani“.
In questo scenario di incertezza, Cristicchi ha invitato a opporre resistenza al vuoto dilagante e a coltivare la speranza: “Dobbiamo puntare sulla luce, su questa piccola scintilla di luce che c’è nell’oscurità“.
Riguardo a questo incontro che ha avuto con i giornalisti, l’artista ha scritto sui suoi profili social che era piuttosto in trepidazione perché avrebbe parlato del percorso e del lavoro che c’è dietro al suo ultimo album Dalle tenebre alla luce. Infatti, nel corso di esso, ha avuto modo di lanciare un messaggio di resilienza e umanità che si riflette nella sua musica e nel suo impegno nell’arte.
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