Roberto Vecchioni è tornato a raccontarsi con un’inedita intervista al Corriere della Sera dove ha parlato delle sue canzoni più celebri e di come sono nate. Ma anche della ludopatia del padre e del bipolarismo del figlio Arrigo che lo ha portato alla morte: per questo ancora non si dà pace.
Vecchioni ha rivelato che suo figlio soffriva molto ma la sua malattia ancora oggi non è ben compresa ed è difficile da curare. Lui e sua moglie Daria non sono riusciti a stargli accanto come avrebbe avuto bisogno: “Durante il giorno non ci penso, ma la notte ancora mi ritrovo a piangere”. Il cantautore dice di avere “le sue colpe” in tutto ciò che è successo e si riferisce all’abuso che un tempo faceva di alcol. Da anni ora non beve più superalcolici.
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La nascita di alcune delle canzoni più belle di Roberto Vecchioni
Il cantautore ha poi rivelato come sono nate alcune delle sue canzoni più belle. Ad esempio Luci a San Siro si rifà al periodo in cui era militare, anche se faticava a buttare giù il testo del brano, poi, durante un congedo, gli è venuto di getto. Vecchioni ha rivelato che spesso le sue canzoni le impara a memoria mentre le compone e poi le scrive su carta, per capire se musicalmente possono funzionare.
Samarcanda invece è stato frutto di momenti diversi, ad esempio la frase celebre “oh oh cavallo” gli è venuta mentre era in macchina, in mezzo al traffico e qualcuno urlava “oh cog*ione“. Quella canzone, infatti, nacque nella strada che porta da Milano a Bologna.
Roberto Vecchioni: il rapporto con il padre e con la moglie Daria
Vecchioni si è soffermato nel raccontare anche due importanti rapporti della sua vita: quello con suo padre e quello con sua moglie Daria, con cui sta da 43 anni. Al padre ha dedicato anche L’uomo che si gioca il cielo, in quanto era ludopatico. Infatti, ha rivelato il cantautore, che spesso lui e la sua famiglia andavano in vacanza nei posti dove c’erano i casinò. Oppure, quando lui era teso per la maturità, il padre lo portò a Parigi a scommettere sui cavalli.
La donna più importante della sua vita è Daria, la moglie con cui ha condiviso gioie e dolori per 43 anni, colei che gli è sempre stata accanto e gli ha donato il sorriso. Entrambi hanno vissuto insieme un periodo terribile, quando è morto Arrigo e ancora oggi si trovano a dover condividere quel dolore. L’intenzione è quella di scriverci un libro, per dare forza anche alle altre coppie di genitori che stanno vivendo lo stesso stato di angoscia.
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