L’addio di Luca Bergia, il batterista che ha segnato la scena musicale italiana

Roberta Pacetti
4 Min di lettura

Bergia, uno dei fondatori dei Marlene Kuntz, aveva rinunciato alla musica per dedicarsi all’insegnamento. Sui social nel 2020 aveva spiegato i motivi di una scelta sofferta

La scomparsa del celebre batterista italiano e cofondatore dei Marlene Kuntz ha generato un vuoto nella scena musicale italiana. Era nato a Cuneo l’11 settembre del 1968 e nella stessa città natale è stato ritrovato ieri dalla sorella privo di vita. A 21 anni insieme a Cristiano Godano fonda il gruppo musicale sperimentale dei Marlene Kuntz che ha avuto grande successo in Italia e all’estero.

Luca Bergia riesce a trasmettere la passione per la sua passione e diviene fonte di ispirazione per molti giovani talenti, sino a che non annuncia con un post sui social del dicembre 2020 la scelta di rinunciare (momentaneamente) alla musica per l’insegnamento. Fare il docente, spiega, è trovare nuova linfa e motivazioni esistenziali.  

Luca Bergia fisicamente e psicologicamente provato si prende un anno di stop

Nel dicembre del 2020 Bergia informa i suoi fan che ha bisogno di staccare la spina e prendersi un anno di stop. Prende tale decisione perché come scrive si sente «letteralmente spossato, spaesato, privo di energie mentali e creative» ed ha bisogno di tempo per rimettersi da una condizione di precarietà fisica e psicologica. E l’aspetto di precarietà psico-fisica è ripreso con forza nel post laddove Bergia quasi giustifica il suo stop come musicista asserendo che aveva «bisogno di tempo e giusta calma per rispondere alle inattese domande che si facevano sempre più pressanti e urgenti alla mia mente».

Nel post non mancano i ringraziamenti alla sua band per aver compreso la necessità di poter godere di un tempo che fosse solo suo. Bergia non si sentiva pronto ad affrontare le criticità dell’ennesimo disco perché portavano con sé delle forme di sentenza: «da un versante il precipizio del fallimento, dall’altro uno sperabile successo». E concludeva questo pensiero connotando il termine concetto successo, «per quel che possa significare al giorno d’oggi una parola così insignificante».

Luca Bergia, insegnamento come fonte di rinascita

Nel lungo post del 2020 alcune affermazioni di Bergia chiariscono la voglia di tornare a vivere una seconda vita che lo potesse mettere a contatto diretto con quanto gli stava a cuore: la sostenibilità ambientale e la transizione energetica. E infatti scrive che si è dato «all’insegnamento di materie scientifiche alle medie» e per tale esperienza ha «provato una grande gratificazione e un rinnovato entusiasmo nel raccontare ed insegnare». «Sto bene e sono molto eccitato dall’essermi proiettato in una nuova fase della mia esistenza», scrive Bergia come professore di Matematica e Scienze, e questo trova conferma nel pensiero dei colleghi dell’Istituto Comprensivo di Chiusa di Pesio che lo descrivono come uomo mite, cortese e professionale. Le indagini sulle cause della morte sono in corso, ma tutto porta a pensare che tra le ipotesi non sia coinvolta in alcun modo la scuola, che per Luca Bercia rappresentava «Una sensazione piacevolmente catartica, di rinascita».

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