Sanremo e i Cosmonauti Borghesi. Una piazza per pochi, ma ambita da molti. Il posto dove ogni artista ha la possibilità di esprimere il proprio talento, la propria voce e le propria persona. Un palco che pesa come un macigno, ma che può regalare immense soddisfazioni. Perché quando la musica arriva nei cuori delle persone non c’è ostacolo che tenga. Quest’anno il Festival della musica italiana andrà in onda dal’11 al 15 febbraio, sotto la guida di Carlo Conti.
E poi c’è quella che possiamo definire la cantera, ovvero Sanremo Giovani. Un’opportunità più unica che rara per gli artisti emergenti che hanno la possibilità di mettersi in luce e di dimostrare di avere la stoffa per essere tra i grandi della musica italiana. Il verdetto finale ha premiato Vale Lp e Lil Jolie, Alex Wyse, Settembre e Maria Tomba, ma non bisogna commettere l’errore di ignorare le potenzialità di coloro che non sono arrivati fino in fondo. A stupire tutti, infatti, è stata la ventata d’aria fresca portata dai Cosmonauti Borghesi. La band romana, composta da Leonardo Rese, come voce e alle tastiere, Alessandro Mastropietro, alle chitarre, e Marco Cestrone, alla batteria, ha permesso agli spettatori di fare un tuffo nel passato lasciando tutti a bocca aperta.
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Marco Cestrone: “Sognavamo Sanremo fin da piccoli”
A parlare in ESCLUSIVA dell’esperienza a Sanremo Giovani è stato Marco Cestrone, batterista dei Cosmonauti Borghesi. Queste le sue parole: “Sinceramente non ci aspettavamo di andare a Sanremo Giovani, ci abbiamo provato ed è andata bene. La concorrenza era tanta, mandano un sacco di brani. Alla fine però è andata. Essere chiamati è stata una grandissima emozione perché comunque Sanremo è un palco che sognamo da quando siamo piccoli. Per un musicista è letteralmente il posto migliore dove poter esprimere la propria musica. Quindi è stato bellissimo, è stata una grande esperienza televisiva che ci ha formato un botto e da quando siamo usciti da lì, al di là di come è andata, ci siamo sentiti più maturi di prima”.
Ha poi continuato Marco: “Salire su quel palco? Più che altro non lo realizzi fino a quando non lo fai. Nel senso che noi siamo usciti, siamo andati nel backstage e io ho detto ‘Ah, ma noi abbiamo fatto Sanremo Giovani’. In quel momento non te ne accorgi, c’era Cattelan, Carlo Conti, i giudici. Stai lì e ti chiedi dove sei finito e poi realizzi. Retroscena? Ci sono state molte cose divertenti, ma quella più divertente in assoluto è una. Stavamo nel camerino, prima della puntata, e tutti i cantanti si sono messi a fare allenamento vocale, ma facevano un casino incredibile in tutti gli studi della RAI. Tutti che cantavano e non si capiva nulla, io essendo batterista stavo li che guardavo, osservavo e ridevo“.
Un messaggio per i giovani
Aurora Tropicale, questo il titolo della canzone portata in gara dai Cosmonauti Borghesi. Un pezzo nato per caso, che esemplifica al meglio il mix di stili che convergono in questa band e che lancia un messaggio importante al mondo dei giovani. “Questo brano è nato in un momento in cui non volevamo scrivere, è stato strano, è sceso dal cielo. Nasce tutto con un riff di chitarra di Alessandro, molto figo, un pò alla Police e poi da lì Leo si mette con la tastiera, iniziamo ad aggiungere il pre-chorus, poi lavoriamo alle melodie e tutto il testo. Però il messaggio che volevamo mandare era molto per i giovani perché noi in questo mondo della musica è come se dovessimo sempre essere a livello degli altri e quello che vogliamo dire è che se anche non siamo perfetti, non arriviamo alle classifiche, e questo vale per qualsiasi cosa, va bene lo stesso. Abbiamo 20 anni, va bene così, continuiamo a fare quello che ci pare e chi se ne frega”, ha detto Marco Cestrone.
Ma non tutto accade per caso. Dietro ogni pezzo e ogni progetto c’è un grande lavoro, ma soprattutto uno studio individuale importante. Tutti dettagli che sono emersi sotto i riflettori di Sanremo Giovani e che hanno lasciato i Cosmonauti Borghesi soddisfatti. Queste le parole di Marco: “Quando stavamo in puntata mi è piaciuto che si sia notato il fatto che abbiamo studiato molto, anche singolarmente. Le nostre influenze musicali le hanno capite, hanno capito il fatto che fossimo dei musicisti e che avevamo anche esperienza dal vivo. Per quanto riguarda la parte social, perché i video sono andati su Instagram della RAI, chiaramente arrivano anche gli haters. Però tra quelli c’è anche chi ti dice che siamo fighi. La cosa che mi è piaciuta di più è il fatto che sia arrivata la nostra semplicità, non si tratta di un progetto costruito come altri. La gente ha notato che siamo dei ragazzi giovani ai quali piace fare musica, che siamo veri, sinceri e la nostra passione”.
Il legame con Alex Wyse
Ma se da una parte Sanremo Giovani è un luogo dove mostrare le proprie qualità, dall’altra è anche un momento di condivisione tra ragazzi e ragazze che hanno un sogno in comune. Ed è proprio qui che possono crearsi legami inaspettati e nuove amicizie. Un pò quello che è successo tra i Cosmonauti Borghesi e Alex Wyse.
Queste le parole di Marco: “Tutti i ragazzi erano super simpatici, super gentili e poi c’era un bel clima di condivisione perché tutti hanno lo stesso sogno. Abbiamo legato maggiormente con Alex Wyse. Non voglio dire che siamo amichetti ormai, ma quasi. Lui è stato super carino, abbiamo fatto due chiacchiere nel backstage prima della puntata, abbiamo riparlato dopo la puntata, poi ci ha mandato una foto su Instagram che abbiamo fatto lì nel camerino. Ci seguiamo sui social, un bel rapporto che speriamo possa durare e gli facciamo gli auguri per Sanremo. Il brano più forte? Secondo me il nostro brano era diverso rispetto a tutti quelli in gara perché quest’anno in molti hanno optato per le ballad, ma il più forte è quello di Alex”.
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