La nuova serie di Zerocalcare piace anche ai “nazisti”?

Redazione
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Quando la controcultura diviene moda: il caso Zerocalcare. Anche un’opera politica come Questo mondo non mi renderà cattivo può essere commerciale (e piacere ai “nazisti”)

Dopo Strappare lungo i bordi, Zerocalcare è tornato su Netflix con una seconda serie di animazione, più lunga e più “politica”, di cui abbiamo parlato per annunciarne l’uscita in un precedente articolo.

Le posizioni politiche di Zerocalcare sono note più o meno a tutti, eppure in Strappare lungo i bordi erano state solo in parte affrontate, al contrario di Questo mondo non mi renderà cattivo. Nonostante ciò, la nuova serie animata di Zerocalcare unisce il pubblico invece che dividerlo. Perché? Beh, quando la controcultura inizia ad essere di moda, tutti vogliono stare “sul pezzo”. Ed è così che anche i “nazisti” apprezzeranno questa serie.

Zerocalcare: un’opera matura e ben costruita

Zerocalcare torna così a raccontare la sua vita per il piccolo-grande schermo di Netflix, ma lo fa con una variazione sul tema: Questo mondo non mi renderà cattivo è un’opera più matura della precedente, sia per la struttura del racconto che per la messa in scena visiva. Rispetto a Strappare lungo i bordi, qui la narrazione si fa quasi del tutto orizzontale, con sei puntate di circa mezz’ora che vanno a comporre un racconto dal ritmo sostenuto quanto quello di un film per la sala.

Con incredibile naturalezza, senza arretrare di un passo sulle proprie posizioni, Zerocalcare porta la sua politica negli oltre centonovanta paesi dove è attiva la piattaforma di Netflix. Ai tempi di Strappare lungo i bordi il fumettista aveva scelto di giocarsela con relativa prudenza, mentre stavolta il tema politico è decisamente preponderante e presumibilmente divisivo. Non mancano, inoltre, frecciatine piuttosto esplicite ai media, al mondo dello spettacolo e alla classe politica. Oltretutto, l’autore si prende la briga di rispondere alle accuse di incomprensibilità mosse al tempo da alcuni critici, che avevano contestato la parlata romana dell’autore, che qui come allora presta la voce al proprio alter ego e agli altri personaggi (con qualche eccezione).

La punta di diamante di questa seconda serie animata è l’armonia che riesce a raggiungere, unendo il racconto politico e quello più intimista, affrontati entrambi in profondità, attraverso un racconto che non restituisce una visione manichea della realtà, ma suggerisce allo spettatore di empatizzare anche con i “cattivi”. Ovvero coloro che, per svariate circostanze della vita, finiscono per trovarsi dal lato sbagliato della barricata. Ed è così che il titolo della serie, “Questo mondo non mi renderà cattivo”, diviene il leitmotiv dell’intera opera. Un imperativo che, inevitabilmente, ci colpisce, qualunque siano le nostre posizioni politiche. Perché diventare “cattivi”, fare la scelta sbagliata all’insegna dell’opportunismo, è sicuramente la tentazione più grande della generazione di Zero e di quelle successive.

Il tema politico che piace anche ai “nazisti”

Il tema centrale consiste nel confronto tra il protagonista Zero e il suo vecchio amico Cesare, ex tossicodipendente appena tornato da una comunità di recupero dopo 20 lunghi anni. Per Zero, che vive con preoccupazione anche gli aspetti più comuni dell’esistenza, non sarà semplice affrontare questa nuova realtà e riprendere il rapporto con il vecchio amico – rapporto già incrinatosi anni prima, quando i due avevano preso strade differenti. Tra sensi di colpa e voglia di “fare la cosa giusta”, qui a complicare tutto ci si mettono degli estremisti di destra, chiamati volutamente “nazisti”, con la loro rabbia verso il nuovo centro di accoglienza per i migranti.

Zerocalcare, però, non ci mostra i “cattivi” come realmente tali, ma li delinea come vittime di una stessa macchina politico-mediatica che esacerba i problemi sociali al fine di fare i propri interessi. Ed è proprio in questa sua visione (populista, se possiamo dirlo) delle regole del gioco, che riesce ad arrivare al cuore anche di chi sta dall’altro lato della barricata. Senza dimenticare che, quando la controcultura diventa cool, come è successo con il fenomeno di Michele Rech aka Zerocalcare, tutti vogliono “stare sul pezzo”. Pertanto, anche chi non ne condivide la dimensione politica si sforzerà di apprezzarne la parte intimista, quali che siano i suoi patemi interi

Zerocalcare e il grow-up stilistico e tematico

Il precedente tentativo di analisi sociale del fenomeno Zerocalcare non ne vuole di certo sminuire la valenza artistica. Questo mondo non mi renderà cattivo è senza dubbio un ottimo prodotto seriale che riesce a condensare un contenuto ricco e “importante” con una sensibilità non comune ed estremamente originale, tanto da rendere evidente il tratto dell’autore.

Con questa seconda serie animata, Netflix, Zerocalcare e Movimenti Production alzano l’asticella sia a livello stilistico che tematico. Inoltre, Questo mondo non mi renderà cattivo fa un sapiente uso della colonna sonora, che arricchisce la narrazione operando a volte con funzione di accompagnamento e con quella di contrappunto. Come in Strappare lungo i bordi, ritroviamo la collaborazione col cantautore Giancane, anch’egli simbolo della controcultura romana. Riguardo le canzoni non originali, invece, queste riprendono il vissuto, il contesto sociale e la generazione di Michele Rech. Lo stesso titolo della serie è legato al contesto musicale, poiché Questo mondo non mi renderà cattivo nasce dal brano omonimo del musicista Path.

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