Is This What We Want?, incide quarantasette minuti e diciassette secondi di silenzio, a tratti disturbato dai rumori ambientali dello studio di registrazione. Non stiamo parlando di un video ASMR, ma di un vero e proprio album prodotto dagli artisti più celebri della scena musicale inglese. Elton John, Kate Bush, The Clash e Paul McCartney sono solo quattro dei mille artisti ad aver firmato un LP di dodici tracce i cui titoli formano la frase di protesta: “The British Government Must Not Legalise Music Theft To Benefit AI Companies” (Il governo inglese non deve legalizzare il furto musicale a beneficio delle aziende di intelligenza artificiale).
L’invettiva è una freccia tagliente che fende la nebbia londinese per arrivare tra le file di Westminster, dove il deputato laburista Keir Starmer ha appena avanzato una proposta che permetterebbe a un qualsiasi utente disinvolto nell’utilizzo dell’intelligenza artificiale di modificare una creazione musicale senza prima richiedere un’autorizzazione al suo autore.
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In sostanza, un annullamento totale del diritto di copyright e una libertà senza vincoli per i sistemi di intelligenza artificiale generativa, come quelli che ora spopolano in rete offrendo canzoni composte da un algoritmo. L’appello parte dal “Cute Beatle”, che già un mese fa in un’intervista rilasciata dalla BBC si era esposto contro quella che definì un’appropriazione indebita di materiale musicale, difendendo in particolar modo gli emergenti: “Se i giovani autori scrivono delle belle canzoni ma non ne possiedono il diritto, allora possono incorrere facilmente in truffe”.
Così la voce del colosso del rock si sforza di raggiungere i piani alti, più di quanto avesse fatto musicalmente nel pezzo beatlesiano “Helter Skelter”, coinvolgendo anche i suoi colleghi nella realizzazione di un progetto politico il cui ricavo confluirà nell’associazione di beneficenza Help Musicians, che per l’appunto tutela le carriere degli artisti meno fortunati.
Tuttavia, McCartney ci tiene a ribadire la sua posizione favorevole a questa tecnologia avanzata, che gli ha permesso di rivitalizzare le voci dei suoi John e George nella nostalgica “Now and Then”, ma chiede garanzia sulla sua possibile deriva. La risposta delle istituzioni è reciproca: “di mille secoli il silenzio” e nessuna rassicurazione sulla deformazione artificiale dei brani.
Ecco quindi, l’ennesimo esempio di una questione più ampia, che dilaga su tutti i piani del reale: il rapporto tra uomo e IA, che va complicandosi sempre di più mentre il primo tenta di sperimentare nuove soluzioni di convivenza più o meno efficace con l’altro, come in questo caso.
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