Il docufilm Stato di Grazia, sotto la regia di Luca Telese ed acclamato nella Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, presenta un caso unico di ingiustizia giudiziaria, un caso senza precedenti: il caso paradossale della giustizia italiana che non riesce a fare giustizia. Stato di Grazia, presentato lo scorso 6 settembre all’80° edizione della Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, è la prima opera di Luca Telese in qualità di regista.
Il Docufilm è molto più di un documentario, molto più di un film. È la denuncia di un’ingiustizia giudiziaria, un caso senza precedenti, in cui un innocente venne accusato senza prove di tutto ciò contro cui aveva sempre lottato. “È un momento drammatico per la giustizia italiana. Loro sanno di aver condannato una persona totalmente estranea ad ogni fatto contestato finora” – dichiara la moglie.
Leggi Anche
Stato di Grazia e per Grazia ricevuta, il caso della giustizia italiana
Gian Marco Chiocci, direttore del Tg1, non usa mezzi termini e così si esprime: “Questo non è il caso Crespi. È il caso giustizia italiana”. E Luca Telese è geniale nel portare alla luce – tramite interviste e le parole di chi conosce Crespi – le emozioni, il coraggio e la forza di chi è stato ingiustamente condannato ed in carcere riceve minacce di morte per aver dedicato la sua vita a lottare contro le illegalità.
“Stato di grazia” è il racconto della storia e delle sofferenze vissute da Ambrogio Crespi, il regista antimafia ingiustamente condannato per voto di scambio. Cioè quella azione per la quale un candidato promette ad un elettore, in cambio di favori o illeciti, di ricambiare il voto. Ma “Non c’è scritto da nessuna parte che Ambrogio ha comprato dei voti”, dichiara Marco Del Freo, l’autore del libro “Il caso Crespi”.
Stato di Grazia, dove la mafia e l’antimafia non possono stare insieme
Nonostante la sua innocenza fosse percepita come forte e chiara, Crespi fu condannato a 12 anni di carcere, successivamente ridotti a 6 nel giudizio di secondo grado. Al riguardo grande importanza assume la dichiarazione di Silvio De Gregorio, Direttore della Casa di Reclusione Opera, secondo cui Ambrogio Crespi “Ci ha sempre restituito l’idea di una persona completamente avulsa da quel sistema”.
Ma ancora più forte e quasi definitivo il giudizio espresso da Francesco Storace, un lapidario “Mafia e antimafia non si possono mettere insieme. E lui sta dalla parte dell’antimafia”.
Stato di Grazia, la grande statura del presidente Sergio Mattarella
Nel corso degli anni la famiglia, i colleghi, le persone comuni si sono battute per la sua scarcerazione e per aiutarlo a dimostrare la sua innocenza. Nel marzo 2021, dopo che la Cassazione ha reso definitiva la condanna, Ambrogio Crespi si è costituito nel carcere di Opera, prima ancora che venisse emesso l’ordine di esecuzione. Sono stati 306 i giorni complessivi di detenzione, 7344 lunghissime ore. Di questo tempo, ben 65 giorni trascorsi in isolamento, una condizione che non ha però fiaccato la voglia di Ambrogio Crespi di continuare ad urlare la propria innocenza.
Ad aprile 2021 la famiglia presenta la domanda di Grazia al Presidente delle Repubblica Sergio Mattarella e contestualmente il differimento pena al Tribunale di Sorveglianza di Milano. E Crespi non solo ottiene la libertà dalla Sorveglianza di Milano, in attesa dell’esito della domanda presentata dalla moglie al Quirinale, ma poco dopo, a settembre 2021 ottiene la grazia parziale. È il primo caso in cui un Presidente della Repubblica, che ha peraltro avuto una persona cara assassinata per mano della mafia, concede la grazia a chi è stato condannato per reati di mafia.
Stato di Grazia: affidamento ai servizi sociali e tanta voglia di riprendere la sua strada
Con la grazia parziale Ambrogio Crespi ha potuto chiedere l’affidamento ai servizi sociali, anche se la situazione in prospettiva resta in bilico. È libero a metà da oltre due anni e questo perché le udienze continuano ad essere rimandate. La posta è alta perché in ballo c’è il residuo di pena ancora da scontare. Una situazione che è insieme assurda e contraddittoria, incoerente se si pensa alla grazia concessa dal presidente Mattarella, incongruente rispetto alle udienze che continuano a non tenersi, irragionevole per le parole di stima che arrivano da ogni dove, paradossale per una decisione definitiva che non trova luce. In una parola, l’ingiustizia è servita e lo stato di diritto lasciato a marcire.
Ma nonostante l’inverosimile situazione, nonostante l’incredibile attesa, il regista continua comunque a portare avanti i suoi progetti sociali. Subito dopo la scarcerazione presenta a San Luca il docufilm “Terra Mia”, un manifesto contro la ndrangheta in un posto dove si respira e si sente nell’aria il cuore pulsante della criminalità organizzata. Poi, nel gennaio 2022 lancia “UltimoTV – combattere sulla strada”, una piattaforma online in cui tratta temi sulla legalità e i diritti civili insieme a Capitano Ultimo, l’uomo che arrestò Toto Riina. Ha lavorato anche al docufilm Federica, la storia di una quattordicenne affetta da una rara malattia genetica.
Stato di Grazia, il futuro incerto di chi cerca un verdetto
Tutti i suoi sforzi, la sua voglia di divulgare messaggi positivi, non sono però serviti a rendergli quella giustizia che aspetta, che vuole, che merita.
Viene da scrivere che il futuro incerto non è il suo, ma quello dei tanti cittadini che reclamano un giudizio perché sanno di essere innocenti. Coloro che aspettano di essere riabilitati perché a chiederlo sono i principi valoriali che impersonano.
Ambrogio Crespi non si arrende, perché “Ambrogio, nonostante tutto, ha ancora fiducia nella giustizia”.
© Riproduzione riservata