Amy Winehouse non voleva morire

Oggi Amy Winehouse avrebbe compiuto 40 anni, se solo la notte del 23 luglio 2011  non avesse lasciato questo mondo, ormai orfano di una delle star più talentuose di sempre

Martina Onorati
8 Min di lettura

Oggi Amy Winehouse avrebbe compiuto 41 anni ieri, se solo la notte del 23 luglio 2011 non avesse lasciato questo mondo, ormai orfano di una delle star più talentuose degli ultimi decenni. 

L’artista londinese, conosciuta a livello planetario per i suoi incredibili successi, come “Back to Black”, “Valerie” “Tears Dry On Their Own” infine “Rehab”, fu trovata senza vita nel suo appartamento di Camden Town; il suo corpo era ormai provato da anni di eccessi, divorato da droghe, alcol e da quell’amore sbagliato che le aveva consumato l’anima.

Amy Winehouse 1

Geniale e brillante tanto quanto fragile. Quella di Amy Winehouse è una storia di talento, successo e tragedia. Nata a Londra nel 1983, ha da subito iniziato a cantare, era infatti solo una bambina quando ha scoperto l’amore infinito per la musica jazz e soul.

Amy in un’intervista, definì sua madre troppo tenera e suo padre una figura totalmente assente, tanto da abbandonarle per un’altra donna quando la cantante aveva solo 18 mesi.
A 13 anni la piccola Amy inizia ad assumere antidepressivi, ma la sua vera cura era la musica: “suonavo, e il dolore spariva”, dichiarò Amy.

All’età di 16 anni Amy ha firmato un contratto discografico, pubblicando il suo album di debutto, “Frank”, nel 2003: un incredibile successo commerciale che l’ha portata a vincere 2 BRIT Awards. Tuttavia, quella fama era troppo per lei. Amy ha dovuto lottare contro i suoi mostri nell’armadio rifugiandosi nell’alcolismo e nella droga, oltre che in quell’amore tossico per il marito Blake Fielder-Civil che le ha distrutto la vita.

L’amore tossico di Blake

Quella serata al Trash club night, a Camden Tow, fu fatale: è li che ha conosciuto Blake, quello che sarebbe diventato suo marito.
Amy è come un uomo, va a letto con molti uomini. Lo fa per gioco, si diverte“. Lo aveva detto Blake in un’intervista. Il loro era un rapporto burrascoso, “ma siamo come gemelli, non riusciamo a stare lontani“, disse una volta lei. Quando però lui la lasciò per tornare dalla sua ex fidanzata, Amy sprofondò in depressione e si vendicò nella maniera più sbagliata, andando a letto con il migliore amico di Blake. All’ennesimo rifiuto dell’uomo che era ormai diventata la sua ossessione, Amy cadde nel vortice del più profondo malessere dell’anima e finì a terra inerme, con una dose massiccia di alcol e anfetamina nel sangue.

Amy Winehouse e suo marito Blake
Amy Winehouse e suo marito Blake Fielder-Civil

Amy e il successo planetario con Back to Black

Da questa grande sofferenza ne esce fuori uno dei suoi più grandi capolavori, Back to Black, nel quale racchiude il dolore di un cuore a pezzi, distrutto dal rifiuto dell’uomo che amava con tutta se stessa. Era il 2006 e l’album fu un successo mondiale – con oltre 13 milioni di copie vendute soltanto negli Stati Uniti e 20 milioni in tutto il mondo – che ha trasformato Amy in una star internazionale e un’icona di moda.

Dopo la morte di sua nonna Cynthia, figura fondamentale per Amy, viene sorpresa dal suo manager mentre soffocava il suo malessere nella bulimia. Amy vomitava il suo dolore, ma nessuno sembrava intenzionato a volerla aiutare. Intanto scrive Rehab, e nel 2007 vince il Best British Female. Un brano in cui esprime la totale dipendenza da suo padre Mitch, lo stesso che non riteneva necessario mandarla in riabilitazione.

Amy Winehouse, amata e derisa

Amy Winehouse era amata, acclamata; i giornali e le tv internazionali non facevano altro che parlare di lei, e l’ironia sul suo consumo di sostanze era diventata una prerogativa della Tv Comedy americana.

A settembre del 2007 sposò l’uomo che sarebbe diventato una delle cause della sua morte. Lo stesso che costringeva Amy al consumo continuo di sostanze: cocaina, anfetamina e crack. Ad agosto il suo cuore debole e stremato cede e viene ricoverata in ospedale per Overdose. Era diventata un fuscello, non aveva la forza neanche di reggersi in piedi, ma: “Il contratto parla chiaro, Amy deve andare in tour”, Mitch era categorico.

Quello stesso anno uscì “Love is a loosing game” (2007), brano in cui canta la consapevolezza di vivere un amore malato, ma dal quale non riusciva a uscirne, e quando – in quell’anno – Blake venne arrestato, Amy cadde di nuovo in quel profondo vortice di panico e depressione.

Amy Winehouse e la voglia di sparire

La musica, però, la spingeva ad andare avanti e nel 2009 vinse il Grammy Award, battendo star mondiali come Beyoncé, Rihanna, Jay-Z e Justin Timberlake.
Dopo la grande serata in cui trionfò contro ogni pronostico, si confidò con la sua migliore amica: “E’ così noioso senza le droghe”, e tirò fuori un foglio di alluminio dalla tasca. L’ennesimo tentativo di sparire.

Amy Winehouse e l’elogio di Tony Bennet

Tutti i grandi del tempo stimano l’artista che è in lei, la sua voce, le sue canzoni, la sua personalità unica: uno di questi é Tony Bennet. Il grande crooner americano, che duettò con lei nel 2012, la definì una “naturale cantante jazz”. 

Amy Winehouse e Tony Bennet 1
Amy Winehouse insieme a Tony Bennet

Il tentativo (vano) di cambiare vita

Poi qualcosa scatta in lei: vuole andare avanti e cambiare vita, senza Blake. Tanto che – nel maggio del 2012 – la cantante soul viene fotografata con la sua nuova fiamma Rag Traviss. Amy però continuava ad avere perenni irregolarità cardiache, il suo corpo e i suoi organi erano ormai logorati da anni di bulimia e consumo di sostanze. Lei però non voleva morire: era pronta a dimostrare al mondo il ritrovato amore per se stessa, lo stesso che da sempre aveva per la musica.

Silenzio a Belgrado: era la fine

Accetta di partire per nuovi tour, ma a una condizione: basta cantare quelle canzoni che urlavano a piene note il suo dolore, che provenivano da un cuore infranto e malato.
Coerente con se stessa, durante il concerto di Belgrado, Amy sale sul palco, fa qualche passo e rimane in silenzio. Quel silenzio era la fine.

Pochi mesi dopo venne trovata morta nella sua stanza d’albergo: nel sangue aveva una dose di alcool cinque volte superiore a quella consentita per la guida.
Poco prima di morire guardò se stessa sullo schermo: la Amy che cantava le sofferenze che stava cercando di cancellare.

Morì con ancora dentro di sé la voglia di essere un artista, e di cantare. Semplicemente desiderava un titolo diverso da Black to Black. Voleva un titolo diverso per la nuova vita che sognava di avere.

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