La situazione su Sanremo 2026 è molto complessa, ci si chiede che fine farà la kermesse. Sia il comune sia la Rai non vogliono perdere il controllo sull’evento, eppure pare che almeno uno dei due dovrà cedere.
Da oggi il comune di Sanremo, senza avvertire prima la Rai, ha aperto uno spiraglio alle altre reti, dando la possibilità ad altri emittenti di occuparsi della kermesse. Proposta che apre la strada a Mediaset o Discovery o anche Sky, purché abbiano canali in chiaro (non a pagamento). Ciò perché il comune si è fatto i conti ed ha capito che, negli ultimi anni, la Rai ha guadagnato tantissimo e converrebbe cambiare le condizioni per far sì che anche la città ne tragga maggiore beneficio, più di quello che già ha.
Da oggi è stato ufficialmente aperto il bando pubblico per le emittenti per stabilire chi si occuperà della kermesse. I colossi aziendali avranno 40 giorni di tempo per presentare il proprio progetto, dopodiché il bando verrà assegnato all’offerta migliore. Ciò mette in crisi la Rai e dunque, contrariamente a quanto detto, pare che il comune non abbia fatto alcun ricorso al Tar ed ora pensi solo ai propri interessi.
La Rai diffida il comune di Sanremo
Dall’altra parte la Rai, che possiede il marchio del “Festival della canzone italiana”, per nulla al mondo vuole lasciarsi sfuggire l’evento televisivo più importante dell’anno e per questo pare che stia già valutando altre città, come Torino.
Ora che è stato aperto il bando da parte del comune, la Rai ha deciso di diffidare Sanremo, secondo quanto appreso dall’Ansa. Pare infatti che l’emittente nazionale sia unica proprietaria del marchio che dà vita al Festival di Sanremo e dunque non possa decidere il comune a chi affidarlo, al massimo può accadere il contrario.
Nel caso in cui la città faccia vincere il bando ad un altro emittente, la Rai ha stabilito che non concederà il diritto d’autore. Una mossa che precede qualsiasi altra concessione del prodotto e che mette a rischio la prossima edizione del festival.
I discografici contro il comune di Sanremo
Nel frattempo i discografici si sono indignati per la nuova clausola imposta dal comune di Sanremo e hanno minacciato di non presentare i propri cantanti nella prossima edizione (cosa già accaduta nel 2004).
Infatti, nella proposta del bando aperto oggi c’è la “clausola anti-flop“, un escamotage per incentivare la vittoria della Rai che però non è piaciuta ai discografici. Ovvero il comune si “sente libero di cessare i rapporti qualora gli ascolti non siano paragonabili alle ultime edizioni” (dalla prima di Amadeus in poi). Lo share potrà abbassarsi fino a massimo 5 punti, se invece avverrà un vero e proprio crollo, allora il comune avrà la possibilità di chiudere i rapporti con l’emittente vincitore.
Dunque ai discografici questa clausola non è piaciuta poiché non è stata presa in considerazione per niente quella che dovrebbe essere l’essenza di Sanremo: la musica.
Perciò Enzo Mazza, CEO della FIMI, ha detto: “Il Comune di Sanremo, nell’avviso pubblicato in cui prevede impegni per il partner, non considera assolutamente il ruolo della discografia che con investimenti e contenuti consente al Festival di prosperare e generare ricavi“.
E poi ancora: “La prossima edizione del Festival dovrà prevedere un consistente rimborso economico per le imprese partecipanti. Senza la discografia sul palco di Sanremo ci sarebbero giusto i fiori. Il Festival senza la musica è una scatola vuota“.
Sanremo 2026 che fine farà?
La situazione che si prospetta è davvero complessa: tutti i protagonisti di questa vicenda non vogliono perdere l’importante vetrina televisiva che, da qualche anno, è tornata in auge come non mai.
Ma se il comune affiderà la concessione ad un’altra emittente; oppure se la Rai romperà i rapporti con l’amministrazione comunale, cosa accadrà? La situazione si prospetta buia e la 76esima edizione è sempre più in bilico.
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