Il governatore del Veneto è critico nei confronti dell’Unione Europea e rilancia: “Servono soluzioni concrete“. Luca Zaia preme sulla distinzione tra rifugiati e migranti economici. “Il 70% di coloro che arrivano in Italia non ha alcun titolo per essere qui“, spiega il presidente della Regione Veneto nel corso di un’intervista al Corriere della Sera.
“Soltanto l’8-9% ha diritto allo status di rifugiato e scappa effettivamente dalla morte e dalla fame“, prosegue l’ex ministro, che ricorre ai numeri per sottolineare la falla nell’attuale filiera dell’immigrazione.
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I centri di permanenza e rimpatrio non eliminano problemi dell’ondata migratoria
I Centri di permanenza e rimpatrio (Cpr), rafforzati con l’ultimo decreto-legge del governo Meloni, che estende a 18 mesi il periodo massimo di trattenimento, attenuano ma non eliminano i contraccolpi dell’ondata migratoria, che pare possa portare in Italia sino a 200.000 arrivi entro la fine del 2023. Arrotondando le stime grazie alle ulteriori forme di protezione internazionale previste per i richiedenti asilo, sarebbero oltre 150.000 le persone da rimpatriare perché non a rischio di persecuzione nei propri paesi d’origine, a fronte dei 2270 rimpatri ad oggi effettivi.
Un processo di rimpatrio che, peraltro, richiede un decreto d’espulsione e una complessa procedura logistico-burocratica, quando non volontario. Insomma, un rimedio palliativo che non risolve il problema.
Zaia, migranti circostanze “preoccupanti se non allarmanti”
Il presidente della Regione Veneto definisce le circostanze “preoccupanti, se non allarmanti“, ricordando come dal 2020 la pandemia e la guerra in Ucraina hanno aggiunto ai conflitti, alla povertà e ai regimi repressivi ulteriori fattori migratori.
A preoccupare è anche la situazione in Tunisia, diventata nel 2023 il principale paese di partenza di coloro che giungono in Italia, superando la Libia. A confermarlo lo stesso Zaia, che riconosce nello stato nordafricano e nel suo governo una parte fondamentale del problema sbarchi.
Zaia, migranti una congiuntura storica
L’allarme migranti è la deriva di “una congiuntura storica e non dipende dal governo“, sostiene il militante della Lega, che malgrado il credo europeista vede nell’Unione Europea un’istituzione al momento inerte. Oltre alla mancanza di una concreta politica d’intervento, per Luca Zaia è inaccettabile che certi paesi europei possano chiudere le frontiere e tradire l’accordo di Schengen.
“Tutta l’Africa non ci sta in Italia” rivendica, infatti, sebbene i primi posti della classifica Eurostat per numero di domande d’asilo presentate nel 2022 siano occupati da Germania, Francia, Spagna e Austria. Si tratta di un problema non solo italiano, ribadisce, nonostante Lampedusa paia ormai relegata a confine europeo e le istituzioni comunitarie sembrino impegnate su tutt’altri fronti, riducendo al minimo anche i ricollocamenti concordati.
“Che cosa sta facendo Mari Juritsch? L’Unione può occuparsi soltanto della carne sintetica?” rilancia in ultima analisi il governatore del Veneto.
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