La sfida delle Regionali in Veneto si avvicina inesorabilmente e con essa sembra sempre più certo l’allontanamento di Luca Zaia, presidente di Regione dal 2010. Il volto dei leghisti veneti non avrebbe più grandi possibilità di rinnovare la sua posizione, principalmente a causa del blocco dei due mandati e poi per gli ostacoli posti dall’alleato di governo, Fratelli d’Italia, che vuole tentare di appropriarsi di uno dei territori più grandi del Nord Italia.
Il doge veneziano, però, non sembra particolarmente preoccupato e ribatte, a chi ricorda che il suo mandato è agli sgoccioli, di voler affrontare la problematica solo quando questa si presenterà concretamente. “Non è nel mio stile sprecare tempo in dibattiti e congetture“, ha infatti chiarito il presidente in una intervista al Corriere della Sera, sottolineando di preferire investire le sue energie per rispondere al compito che è stato a lui affidato dai veneti.
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Un concetto ben più complesso e urgente da affrontare, soprattutto in Veneto, è la riforma dell’Autonomia differenziata. Un tema da sempre divisivo, su cui però Zaia non nutre dubbi di alcun tipo. “L’Autonomia o si fa per scelta o si dovrà fare per necessità“, ha sibilato il governatore, citando un passo del suo libro e ricordando che la sfida delle Regioni autonome non è un tentativo di spaccare l’Italia ma semplicemente di renderla più efficiente. “Oggi esistono due Italia, legate come gemelli siamesi: se muore uno, muore anche l’altro“, ha spiegato il presidente veneto.
Zaia: “Nelle elezioni, gli italiani sono comparse o protagonisti?“
Tornando al tema delle Regionali venete, Zaia, incalzato sulle possibilità che gli riserva il futuro, ha negato di avere pian ben delineati ma ha preferito mandare un messaggio piuttosto preciso ai suoi avversari: “Capisco tutte le aspirazioni, ma avverto anche che a volte cambiare solo per cambiare non assicura il consenso“. Il presidente di Regione, in questo senso, ha voluto ricordare che le elezioni non sono vinte in campagna elettorale, perché la vera scelta è sempre in mano ai cittadini.
Così, il processo decisionale non dovrebbe essere esautorato dalle volontà personalistiche della politica, che impone il blocco dei due mandati per evitare situazioni che i cittadini stessi saprebbero evitare. Il governatore ha infatti citato il contratto sociale di Rousseau, chiedendosi se questo governo sia pronto ad accettare che il popolo tolga il mandato al politico di turno nel momento in cui questo non ispira più la sua fiducia. Oppure, continua Zaia, c’è da capire “se gli italiani vanno considerati come comparse, non come protagonisti, nella scelta delle istituzioni pubbliche“.
Sulla possibilità, poi, che la Lega veneta decida di correre in solitaria se FdI esprimesse il candidato di centrodestra, Zaia non ha voluto esprimersi, sottolineando che tutte le ipotesi per il momento sono al vaglio. “Spostare pedine non è un gioco a rischio zero“, ha sibilato il governatore, aggiungendo: “C’è chi torna a casa dopo un solo mandato“.
Zaia: “Non dobbiamo lasciare indietro nessuno“
Sulla sfida dell’Autonomia, Zaia nutre solo certezze. Il progetto funzionerà ed è l’unica soluzione per rimettere l’Italia in carreggiata e per tentare di trainare quei settori che nel Mezzogiorno sono ormai ingolfati. “Per stare bene non si deve abbassare l’asticella a chi sta meglio, ma alzare quella di chi sta peggio“, ha spiegato il governatore, chiarendo che l’obiettivo primario è quello di “non lasciare indietro nessuno“, continuando però a lavorare in modo che vengano risolte una serie di emergenze.
Prima tra tutte, quella della sanità. “Bisogna sapersi organizzare“, ha spiegato Zaia, elencando poi una serie di successi ottenuti nella sua Regione. Dalle risorse dedicate alla lotta al cancro al seno, fino alla drastica riduzione delle liste di attesa per i pazienti. Il tutto cercando di rendere più efficaci gli ospedali, chiudendo quelli inattivi e potenziando quelli con più richieste.
“Il 40% di chi viene in Veneto lo fa da Regioni contigue, il rimanente dal Sud. Ci guadagniamo con la migrazione sanitaria? No, perché sono tutti interventi di grandissima eccellenza e ad alti costi“, ha spiegato il presidente, aggiungendo poi che un grande successo della sua amministrazione è proprio quello di aver usato “ogni euro dei 47 milioni di finanziamenti statali per l’abbattimento“.
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