Navalny, Yulia continua la battaglia: “Putin ha ucciso mio marito, dobbiamo agire”

La vedova Navalny è stata accolta al Consiglio dei ministri Ue e ha avanzato delle richieste all'Europa e all'Occidente: "Statemi accanto nella lotta contro Putin"; il Ministro Tajani accoglie la richiesta: "Sosterremo la libertà in Russia"

Redazione
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Nonostante i dubbi che avvolgono i dettagli della morte di Alexej Navalny, la moglie Yulia è certa: “Vladimir Putin ha ucciso mio marito“. Nel frattempo il corpo non è stato restituito alla famiglia e l’autopsia non è ancora stata effettuata sulla salma. Ma l‘accusa è mirata e le parole della vedova Navalnya sono dure. La donna è stata invitata a Bruxelles a partecipare al Consiglio dei ministri dell’Ue dove ha lanciato un appello a tutto l’Occidente: “Continuerò la lotta Alexej, dobbiamo agire, statemi accanto“.

Navalny, la vedova: “Mio marito è stato assassinato”

L’intervento della donna ha scosso i vertici Ue, che sono stati messi di fronte ad una innegabile verità, quella della scomparsa di un uomo simbolo di forza, di coraggio e di resistenza al regime di Vladimir Putin. Quella lanciata dalla vedova Navalny è una chiamata alle armi, per “lottare contro la guerra, la corruzione, l’ingiustizia, per elezioni libere, libertà di espressione, lottare per riprenderci il nostro Paese, la Russia, la libera, pacifica, bella Russia del futuro, che mio marito sognava”. Con queste parole, Yulia Navalnya raccoglie il testimone del marito e chiama a raccolta gli oppositori di Putin.

Il mezzo utilizzato da Putin per assassinare Alexej Navalny sarebbe il Novichok, un agente nervino letale. Prendere tempo prima di mostrare la salma ai familiari ed eseguire un’autopsia sarebbe parte della strategia del Cremlino per fare in modo che le tracce del veleno scompaiano.

Navalny, al Consiglio Ue per gli Affari esteri era presente la vedova 

Le richieste della vedova al mondo occidentale sono chiare: in primo luogo che l’Europa non riconosca la rielezione di Putin, che ha eleminato il suo principale oppositore politico a meno di un mese dalle elezioni e che con ogni probabilità sarà riconfermato alla guida del Cremlino per altri sei anni. In secondo luogo che l’Occidente contribuisca a sradicare il sistema di corruzione su cui l’impero di Putin si erige, facendo crollare i tasselli alla base di esso; infine che venga distinta la Russia dalla Russia di Putin, nella retorica con con ci si riferisce al alla nazione e alla sua popolazione.

Pronto a ricevere la vedova l’Alto Rappresentante per la Politica Estera dell’Ue, Josep Borrell, che ha fatto sapere che, “a nome di tutti quanti noi che continueremo a sostenere il diritto di parlare in Russia, e il diritto di poter combattere battaglie politiche, e chiederemo la liberazione di tutti i prigionieri politici“, secondo quanto riporta il responsabile della Farnesina Antonio Tajani.

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Yulia Navalny e Antonio Tajani

Anche il Ministro degli Esteri Antonio Tajani si è espresso sulla questione. Alla domande dei cronisti di un eventuale supporto alla vedova Navalny Tajani ha risposto: “Assolutamente sì, abbiamo ribadito che noi sosteniamo la libertà e la democrazia in Russia, la libertà di parola, e chiediamo la liberazione di tutti i prigionieri politici che ci sono in quel paese. Fermo restando che il problema non è la Russia in quanto tale, il problema è il Cremlino, è il sistema politico. Non è che noi siamo contro la Russia. C’è una distinzione netta tra il Cremlino e la Russia”.

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