“Ursula Von der Leyen è alla ricerca di equilibrio“, così le fonti interne di Bruxelles giudicano i giorni di riflessione della presidente della Commissione europea, impegnata a risolvere il complesso puzzle delle nomine dei commissari provenienti dai 26 Stati membri. Un compito non semplice, viste anche le richieste esplicite dei vari Paesi fondatori che continuano a reclamare ruoli importanti e di peso all’interno dell’Europarlamento. L’Italia è tra chi auspica un nome tra le vicepresidenze, nella speranza quindi che Raffaele Fitto riesca ad ottenere un ruolo di spicco a Bruxelles.
L’ex ministro degli Affari esteri con delega al Pnrr è stato scelto da Giorgia Meloni con una certa amarezza, perché consapevole di aver mandato via un nome fidato e soprattutto capace di ricoprire con successo il ruolo a lui assegnato. Nel caso in cui Fitto non riuscisse ad ottenere un portafoglio esecutivo e soprattutto di peso nell’ambito economico, il sacrificio del Presidente del Consiglio si sarebbe rivelato vano. Le speranze però sono alte e più di qualche fonte avrebbe confermato che i sogni italiani potrebbero divenire realtà.
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Al Forum di Cernobbio, Giorgia Meloni ha sostenuto che lo scambio con la leader europea “è in dirittura d’arrivo” e che non vi sarebbe alcun “motivo di credere che all’Italia non venga riconosciuto quello che le spetta“. Si vocifererebbe, infatti, che Raffaele Fitto potrebbe riuscire a strappare la vicepresidenza dell’Ue e le potenziali deleghe della gestione del Pnrr e dei fondi europei. La decisione di Von der Leyen sarà rivelata il prossimo 11 settembre, data fino alla quale Meloni e il governo dovranno tenere il respiro sospeso.
Il possibile veto su Raffaele Fitto
Ammettendo, quindi, che Ursula Von der Leyen sia favorevole all’elezione di Fitto a vicepresidente dell’Ue, il nome italiano potrebbe incorrere in qualche problema all’interno del Parlamento. I liberali di Renew non sarebbero soddisfatti delle mire della presidente e potrebbero mettere alla prova il suo governo, ponendo veti al momento della prova della nuova Commissione. Così, l’ex ministro degli Affari europei potrebbe veder vacillare la sua posizione.
L’ipotesi, comunque, sembrerebbe piuttosto remota anche in considerazione del suo curriculum e dei suoi rapporti con Bruxelles. Inoltre, la nomina di Fitto rappresenterebbe per Von der Leyen la possibilità di avvicinare l’Italia a posizione più moderate e di mantenere la linea del Partito popolare europeo. Lo stesso Paolo Gentiloni, già commissario Ue, avrebbe riservato per lui il consiglio di “essere ambizioso“.
La prova di forza di Meloni, che ha deciso di non sostenere il secondo mandato di Ursula Von der Leyen, è giunta alla resa dei conti. Ora non resta che comprendere se realmente la presidente della Commissione Ue sia pronta a “premiare Roma” o se i dubbi delle opposizioni, che temono che la scelta del premier abbia relegato l’Italia ad una posizione meno dominante, si riveleranno realtà.
I possibili nomi per le vicepresidenze Ue
Oltre alla voci di corridoio su Raffaele Fitto, a Bruxelles circolano anche indiscrezioni sul resto delle vicepresidenze su cui Von der Leyen sta ragionando. Si ipotizza che tra i nomi quasi certi vi sia quello del francese Thierry Breton, attuale commissario per il mercato interno e i servizi, che potrebbe aggiudicarsi la delega per l’industria europea e quello dello slovacco Maros Sefocvic, che sembrerebbe la figura prescelta per occuparsi del dossier dei rapporti istituzionali.
A questi si aggiungerebbero il lettone Valdis Dombrovskis che potrebbe occuparsi del dossier ucraina, la spagnola Teresa Ribera che figurerebbe alla guida della Concorrenza e all’Antitrust e l’estone Kaja Kallas che potrebbe occuparsi della politica estera continentale. Il gioco delle ipotesi è reso più complesso proprio dalla volontà di equilibrio di Ursula Von der Leyen, che auspicherebbe per un’eguaglianza in termini di genere, geografica e politica. Resta da risolvere, quindi, anche il nodo della mancanza di nomi femminili che potrebbe spingere la presidente a rifiutare alcuni nomi maschili affinché i Paesi prescelti si decidano a presentare candidate donne.
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