Giorgia Meloni, Antonio Tajani e Matteo Salvini sono a Palazzo Chigi, nel mezzo del primo vertice in vista dell’autunno. Un incontro che pone fine al mese di agosto, caldissimo non solo per le temperature ben oltre la media stagionale, ma anche per i numerosi scontri che si sono verificati tra i partiti della maggioranza. Il presidente del Consiglio è consapevole, dunque, di dover riportare la calma e di dover frenare gli spiriti sfuggenti dei suoi due alleati. Se il leader di Forza Italia è già stato richiamato all’ordine dopo lo “strappo” sullo Ius scholae, ora è il turno del volto della Lega.
Matteo Salvini, proprio all’alba del vertice con gli alleati, ha deciso di mandare l’ultima frecciatina a Tajani. “Il governo continuerà a lavorare per i prossimi tre anni anni, se segue il programma“, poche parole che hanno innescato un meccanismo che ha portato ripercussioni anche sugli argomenti del vertice. La maggioranza deve ritrovare la via comune e deve farlo al più presto, anche per non lasciare il fianco scoperto agli attacchi delle opposizioni.
Leggi Anche
Gli argomenti di affrontare, dunque, sono numerosi: dalle nomine Rai, passando per la delicata questione dei balneari, finendo con un raccordo serrato sulla legge di Bilancio. Settembre è ormai arrivato e con esso sono tornati a galla tutti i dossier che la maggioranza ha deciso di rimandare a temperature più fresche, nella speranza che le idee fossero più chiare e gli animi più calmi. A conclusione di questa torrida estate, però, sembrerebbe che Giorgia Meloni dovrà usare tutte le sue doti comunicative per riuscire a sbrogliare la matassa di promesse e recriminazioni in cui si è trasformato il centrodestra.
La legge di bilancio
Al centro del vertice tra i leader, così come del successivo Consiglio dei Ministri, c’è la nuova manovra finanziaria. Venticinque miliardi di spese da reindirizzare, coprire e soprattutto garantire, a fronte dei 3mila miliardi di debito pubblico. Il governo è al lavoro da diverse settimane, con simulazioni, incontri coi ministeri e calcoli, affinché la prossima legge di bilancio non sia davvero “lacrime e sangue“. La situazione, però, sembra più complessa del previsto, anche in vista delle richieste non proprio economiche dei partiti.
Sia la Lega che Forza Italia premono per una modifica del regime pensionistico; i primi auspicano per la Quota 41, ovvero il pensionamento anticipato con 41 anni di contributi e nessun limite di età, i secondi vorrebbero invece un aumento dell’assegno minimo pensionistico. Due proposte che il Mef sa di non poter accettare, vista anche la volontà di allungare la “finestra mobile“, così da arrivare a risparmiare circa un miliardo e mezzo l’anno. Un risparmio necessario, vista la procedura di infrazione inviata dall’Ue.
Il ministro del Tesoro, Giancarlo Giorgetti, ha dovuto stilare un piano di rientro della durata di sette anni, che dimostri all’Unione che l’Italia può diminuire il suo debito pubblico. Affinché gli obiettivi del piano siano raggiunti, però, i partiti di maggioranza dovranno fare la loro parte ed evitare proposte che mettano in difficoltà il ministero del Mef e di conseguenza il governo.
Le nomine Rai
Nel corso del vertice, poi, i tre leader dovranno finalmente trovare la quadra sulle nomine per il Consiglio di amministrazione Rai. Un tema che ormai il governo trascina in avanti da settimane ma che presto dovrà trovare la sua soluzione. Sembrerebbe che finalmente la soluzione sia stata trovata, grazie alla decisione del premier Meloni di cedere alla richiesta della Lega: sarà affidata a loro la poltrona del direttore generale della televisione di Stato. Per ora il Carroccio non ha sciolto la riserva sul nome, ma sembrerebbe che il nome favorito sia quello di Marco Cunsolo.
Un nodo ancora da sbrogliare riguarda invece la presidenza della Rai. La carica dovrebbe essere affidata alla forzista Simona Agnes, la quale però non è certo che ottenga i voti della maggioranza della Commissione di vigilanza. Il governo è dunque al lavoro per cercare di guadagnare consensi. Le figure più complesse da convincere però saranno i due commissari in quota Movimento 5 Stelle, che non sembrano intenzionati ad accettare il nome di Agnes.
Gli altri temi del vertice
Il lungo incontro tra i tre leader, poi, dovrà affrontare il delicato tema dello Ius scholae, aperto dai forzisti e non ben visto dal resto della maggioranza, così come il decreto flussi, nell’ottica di modificarlo e rendere più sicura la migrazione regolare nel Paese. L’immigrazione ha raggiunto livelli rincuoranti, ma Meloni non vuole abbassare la guardia, consapevole della comunicazione serrata che in campagna elettorale ha fatto sull’argomento.
In conclusione, si prevede che oggi sia il giorno prestabilito per la nomina ufficiale di Raffaele Fitto come commissario Ue. Nell’ultimo giorno prima della scadenza, il governo Meloni deve prendere una decisione, per evitare ulteriori scontri con Bruxelles. Il nome del ministro degli Affari europei sembra quello giusto all’intera coalizione, soprattutto per il suo curriculum e per le possibilità che la sua candidatura aprirebbe. L’obiettivo è quello di ottenere la vicepresidenza esecutiva della commissione, o almeno un portafoglio di peso in ambito economico.
© Riproduzione riservata