Il governo Meloni ha incassato, con una certa dignità, le sconfitte nelle elezioni regionali di Emilia Romagna e Umbria, precedute da quella in Sardegna, forte della conquista di ben altre quattro Regioni (Liguria, Piemonte, Basilicata e Abruzzo). Ora, però, è giunto il momento di guardare al futuro e l’incognita del Veneto spaventa il centrodestra. Luca Zaia, Presidente leghista che ha governato per ben 15 anni la Regione del Nord-Est, potrebbe non essere rieletto, a causa della legge che vieta il terzo mandato, e tale consapevolezza avrebbe aperto un solco nella coalizione.
Giorgia Meloni non ha intenzione di perdere un’altra Regione, soprattutto una così influente nella penisola, ma il crollo dei consensi registrato dalla Lega potrebbe trasformarsi effettivamente in una catastrofica disfatta. Si apre così la possibilità che il candidato del centrodestra venga scelto tra le fila degli altri partiti della coalizione di governo. Per il momento, l’unico partito ad aver effettivamente presentato un nome è quello di Antonio Tajani, che punterebbe all’elezione dell’ex sindaco di Treviso Flavio Tosi, un ex leghista.
Leggi Anche
Matteo Salvini, però, non è pronto a gettare la spugna. Una speranza per il partito sarebbe rappresentata dall’approvazione della riforma del Terzo mandato, che permetterebbe a Zaia di essere nuovamente candidato e possibilmente di raggiungere il ventennio a guida della Regione. Una sfida che però presenta numerosi ostacoli, nonostante il successo registrato da Vincenzo De Luca in Campania, dove l’abolizione del limite dei due mandati è divenuto legge. Il Pd, che non sosterrà la terza candidatura del presidente campano, e FdI hanno infatti dichiarato di voler impugnare la legge.
In Veneto pesa l’incognita della Lega
Matteo Salvini non sarebbe pronto a lasciar andare il Veneto, anche con la consapevolezza di aver perso tutte le Regioni del centro-Sud, conquistate con tanta fatica dalla fondazione della Lega Nazionale. La possibilità, però, che Luca Zaia non possa effettivamente candidarsi per quello che sarebbe il suo quarto mandato, apre un profondo baratro di incertezze. Il crollo di consensi che il partito del vicepremier ha registrato negli ultimi anni potrebbe mettere in dubbio la scelta di un candidato uscente proprio dalle sue fila.
Se nelle elezioni europee del 2020 la Lega aveva sbaragliato gli avversari con il 34,4% dei consensi, a soli quattro anni di distanza il partito di Matteo Salvini è crollato al 9%, superato dal partito di governo di Giorgia Meloni. I risultati nelle Regionali di quest’anno non sono migliori. In Umbria il Carroccio è passato dal 37% al 7,7% e in Emilia dal 32% al 5,3%, registrando di fatto un calo che potrebbe essere ritenuto equilibrato. Matteo Salvini avrebbe perso il suo appeal politico e i continui post su Instagram contro le immigrazioni irregolari sembrerebbero non rialzare le sue possibilità.
L’unica eccezione, che potrebbe però confermare la regola, è rappresentata da Luca Zaia. Eletto presidente della Regione Veneto nel 2020 con il 76,8% dei voti, il doge veneziano potrebbe riportare la Lega ai vecchi fasti, anche considerando le sue percentuali di gradimento. Secondo il governance poll, pubblicato dal Il Sole 24 Ore lo scorso luglio, Zaia godrebbe del 66% dei consensi e si attesterebbe al terzo posto tra i Presidenti di Regione favoriti nel Paese. Questo dato, però, rappresenta anche un drastico calo dalle percentuali del 2020 e una leggera diminuzione rispetto al 68,5% registrato nel 2023.
Ad aggravare la situazione di Zaia vi sarebbe poi la “variabile Venezia“. Nel 2025, infatti, si voterà anche alle Comunali del capoluogo veneto e l’attuale presidente di Regione potrebbe essere un ottimo candidato per il ruolo di primo cittadino della città. La sua candidatura potrebbe infatti mettere in difficoltà il centrosinistra e il governo Meloni potrebbe quindi valutare questa possibilità.
Con Zaia assicurato alla guida de La Serenissima, Salvini potrebbe perdere il controllo del Veneto. Quindici anni di governo leghista potrebbero concludersi drasticamente con la candidatura di nomi uscenti dal partito di Giorgia Meloni o Antonio Tajani, che ormai da mesi riflettono sull’incognita leghista nella Regione. Uno smacco durissimo per il leader del Carroccio, che potrebbe essere costretto a cedere alle richieste dei suoi alleati.
Paradossalmente, una speranza per Matteo Salvini potrebbe essere rappresentata dalla lotta del democratico Vincenzo De Luca, ora schierato in prima linea per abolire definitivamente il limite del secondo mandato nella sua Regione. Una sfida osteggiata dal partito di Giorgia Meloni, consapevole delle possibilità che al partito sarebbero riservate da una vittoria nel Veneto leghista.
© Riproduzione riservata