Regionali in Veneto, Ciriani chiude all’ipotesi Zaia: “Tocca a noi di FdI indicare il nome”

FdI non è intenzionata a cedere alle richieste del leader leghista Matteo Salvini, né per quanto riguarda l'ipotesi di un terzo mandato del governatore veneto Luca Zaia né per un rimpasto di governo che lo rimetta a capo del Viminale

Redazione
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L’anno dell’elezione regionale in Veneto è arrivato e il centrodestra è ormai entrato in uno stato di fibrillazione per una partita che sembra ma su cui è necessario ancora riflettere. Se sembra piuttosto assurdo che la maggioranza di governo possa perdere la Regione del Nord-Est dopo 15 anni a guida leghista, ad oggi l’unico problema che riguarda questo territorio è la provenienza politica del candidato da presentare.

Lo spiega a La Stampa, il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, che ha sostenuto senza mezzi termini che il terzo mandato, o meglio il quarto, di Luca Zaia non potrà vedere la luce del sole. Il Veneto spetta a Fratelli d’Italia, sia per una questione di percentuali di territorio da governare sia per i risultati elettorali ottenuti alle scorse Politiche e alle scorse Europee.

Luca Zaia, Autonomia differenziata
Luca Zaia, presidente del Veneto

Un duro colpo per Matteo Salvini che vede nel governatore veneto quell’ultima ancora di successo e vitalità del Carroccio. Sulla possibilità del terzo mandato, però, Ciriani sembra essere piuttosto certo: “Il problema doveva essere affrontato in Parlamento con una proposta di legge magari dalla Lega. Così, magari, avrebbero potuto convincerci che fosse giusto modificare il limite del mandato“. Invece, i tentativi di Lega e Campania non sono stati visti positivamente e in quanto tali non saranno presi in considerazione. “Trovo che sia poco serio“, ha continuato Ciriani, di fatto sottintendendo che la strada per il candidato di FdI è ormai spianata.

Veneto, Ciriani: “Impossibile che non tocchi a noi indicare il nome

Sulla questione del candidato, il ministro per i Rapporti con il Parlamento ha spiegato che le percentuali di consenso ricevute dal partito del premier Giorgia Meloni costringono la maggioranza a constatare che, al momento, la scelta più logica per il Veneto è quella di presentare un candidato che provenga proprio dalle fila del partito. “Ci sono dei dati oggettivi“, ha infatti sottolineato Ciriani, ponendo in evidenza i risultati straordinari ottenuti dal partito in Veneto sia alle Politiche del 2022 che alle Europee del 2024 e sostenendo che, ad oggi, la Lega governa già 17 milioni di cittadini tra Veneto, Lombardia, Friuli Venezia Giulia e provincia autonoma di Trento.

Luca Ciriani, ministro per i rapporti con il Parlamento
Luca Ciriani, ministro per i rapporti con il Parlamento

Mi pare impossibile pensare che non tocchi a noi indicare il nome“, ha quindi chiarito il ministro, sostenendo che comunque questo sarà un argomento da affrontare con gli altri leader di governo, nella consapevolezza che “il centrodestra vince unito“. In questo senso, davanti al monito della Liga Veneta, Ciriani si dice tranquillo. “Nessuno può pensare di spaccare la coalizione“, ha infatti chiarito il ministro, rispondendo allo strappo della Liga, che ha annunciato la possibilità di correre da sola alle Regionali nel caso in cui il candidato della maggioranza provenga da FdI.

Allo stesso modo, Ciriani ha bocciato la possibilità di uno slittamento delle Regionali al 2026, come proposto da qualche esponente della Lega. “Non capisco su quali basi giuridiche si potrebbe prolungare la vita di un’assemblea legislativa“, ha infatti tuonato, sottolineando di non vedere neanche motivazioni tecniche che potrebbero giustificare questo cambio dei piani.

Ciriani: “Nessun rimpasto all’ordine del giorno

Il ministro per i Rapporti con il Parlamento ha inoltre negato la possibilità di un rimpasto di governo che accontenti le mire del leader della Lega, per il semplice fatto che “squadra che vince non si cambia“. In questo senso, quindi, secondo Ciriani, Meloni non ha alcuna intenzione di procedere a cambiamenti troppo radicali, se non per sopperire ovviamente alla mancanza dei tre sottosegretari, tutti da scegliere in quota FdI. “Prima arrivano e meglio è, perché il lavoro in Parlamento è tantissimo“, ha sottolineato il ministro.

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