Il Rapporto nazionale “Le prove Invalsi 2024” ha permesso al ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, di gioire e di crogiolarsi nei successi raggiunti dal suo ministero. “È l’inizio di una svolta importante” ha infatti dichiarato il ministro, sostenendo che “i risultati del Rapporto indicano un importante miglioramento sin dalla scuola primaria. Segnali importanti vengono su alcuni temi particolarmente delicati che ci hanno sempre visto in fondo alle classifiche internazionali“.
Secondo Valditara, i risultati che sono stati registrati nel periodo dal primo marzo al 31 maggio, sarebbero il risultato delle modifiche e delle iniziative portate avanti dal Miur, ovvero il tutor, le linee guida sull’insegnamento della matematica, il rafforzamento dei laboratori, l’Agenda Sud, il potenziamento dell’inglese, che avrebbero quindi raggiunto il loro obiettivo, migliorando la situazione delle scuole italiane.
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“Di fronte a certe indagini che sono state pubblicate nei giorni scorsi in cui ci sarebbe un calo della fiducia delle famiglie e dell’opinione pubblica nei confronti dei docenti italiani voglio dire il contrario: ho grande fiducia nella scuola italiana, nel lavoro che fanno gli insegnanti” ha poi aggiunto Valditara, sostenendo che i risultati straordinari ottenuti sono proprio il frutto “della competenza, dell’entusiasmo, della passione che vedo girando le scuole di tutta Italia, di docenti e dirigenti e tutti coloro che sono deputati a fare crescere i nostri ragazzi“.
I risultati del Rapporto Invalsi
Il Rapporto Invalsi 2024 ha analizzato i risultati ottenuti nei test dagli studenti italiani, i quali hanno potuto dar prova delle loro conoscenze e capacità in ambito scolastico. Quest’anno le prove hanno coinvolto oltre 12.000 scuole per un totale di circa 1 milione di alunne e alunni della scuola primaria (classe II e classe V), circa 570.000 allieve e allievi della scuola secondaria di primo grado (classe III) e più di 1 milione di studenti e studentesse della scuola secondaria di secondo grado.
Il dato più rincuorante descritto dal rapporto riguarda la dispersione scolastica implicita, ovvero di coloro che non raggiungono le competenze minime “accettabili”. Questo valore è il più basso registrato a partire dal 2019, quando aveva raggiunto il 7,5%, per raggiungere il picco nel 2022 con il 9,7%. Quest’anno la percentuale è scesa al 6,6%, con sole due Regioni, Campania e Sardegna, che si attestano sopra al 10%.
Un “dato allarmante“, invece, riguarda le Regioni del Sud Italia e il livello di conoscenza della matematica da parte degli studenti che frequentano gli istituti di questo territorio. Solo il 48% degli studenti e delle studentesse di terza media della macro area Sud raggiunge almeno il livello 3, ovvero il livello di base in Matematica e questa percentuale scende drammaticamente al 39% nel Sud e Isole. In questo campo, quindi, ancora non è possibile vedere un’inversione di tendenza.
Valditara: “Raggiunto l’obiettivo del Pnrr sulla dispersione scolastica“
Per quanto riguarda, invece, la dispersione scolastica a seguito della conclusione delle scuole medie è ancora alta, nonostante i primi miglioramenti che iniziano a vedersi. L’Italia ha conseguito risultati molto importanti passando da oltre il 25% all’inizio del secolo al 10,5% del 2023, come conferma Istat. In base ai dati Invalsi, però, è possibile stimare che prendendo in considerazione solo le prime età di riferimento, ovvero la fascia di età 18-20 anni, per il calcolo della dispersione scolastica, allora può considerarsi raggiunto il traguardo posto dal Pnrr per il 2025 (10,2%), ed è molto vicino anche quello identificato dalla Commissione europea per il 2030 (9%).
“Dobbiamo continuare nel rafforzamento della scuola elementare perché si è visto che è un percorso fondamentale per costruire basi solide” ha dichiarato il ministro Valditara, aggiungendo che una risorsa fondamentale sarà quella del nuovo decreto che contiene “misure che partiranno già dal prossimo anno e nel 2025-26“. Inoltre, il ministro ha confermato che i dati Invalsi dimostrano che il piano Agenda Sud funziona e che quindi va realizzato anche un nuovo Agenda nord, “perché paradossalmente ancora qualche criticità si realizza nelle grandi periferie e nelle città del nord“.
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