Si leva ‘il rumore’ degli studenti contro Valditara: “Vogliamo una legge nazionale per l’educazione all’affettività”

Domani, mercoledì 22 novembre verrà presentato il piano per le scuole, volto a educare i giovani al rispetto e alla consapevolezza sulle conseguenze degli abusi. Le prime indiscrezioni sul progetto lasciano già scontenti gli studenti

Lucrezia Caminiti
6 Min di lettura

Gli studenti vogliono farsi sentire, “fare rumore” e il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara proclama un minuto di silenzio nelle scuole. Gli studenti vogliono che le cose cambino e che ci sia una presa di coscienza sul problema dei femminicidi da parte della classe politica e Valditara propone un’ora a settimana di educazione sentimentale nelle scuole superiori.

I giovani cercano di spiegare il “patriarcato” e come combatterlo e subito la classe politica si mette sulla difensiva e nega, in molti casi, che questo concetto esista. Gli studenti, però, non si arrestano: parlano, urlano, scendono in piazza nonostante si trovino di fronte, attualmente, un ministro che sembra non voler ascoltare o, in alcuni casi, addirittura remare nella direzione opposta rispetto alle loro richieste.

La proposta di Valditara

Domani, mercoledì 22 novembre, il ministro dell’Istruzione e del Merito Valditara, alla presenza del ministro dalla Famiglia, Natalità e Pari Opportunità Eugenia Roccella e della Cultura Gennaro Sangiuliano, spiegherà il piano per le scuole volto a educare i giovani al rispetto e alla consapevolezza sulle conseguenze degli abusi. Già trapelano le prime indiscrezioni su come potrebbe svolgersi l’educazione sentimentale tra i banchi: un’ora a settimana di “educazione alle relazioni” negli istituti superiori con incontri per tre mesi all’anno e un totale di dodici sessioni.

Giuseppe Valditara, ministro dell'Istruzione e del Merito
Giuseppe Valditara, ministro dell’Istruzione e del Merito

Interverranno nelle classi, per trattare della tematica, influencer, cantanti e attori per favorire il dialogo con i giovani e per coinvolgerli a pieno in questo percorso di educazione. Durante gli incontri è prevista la presenza di un docente in qualità di moderatore e gli studenti prenderanno parte a discussioni di gruppo, esponendosi in prima persona sul tema. Poi, solo in maniera occasionale, potranno intervenire figure professionali quali psicologi, avvocati, assistenti sociali, e organizzazioni contro la violenza di genere. Infine, sarà diffuso il numero verde antiviolenza 1522, con il coinvolgimento anche del mondo dello sport per far conoscere questo strumento ad una vasta platea.

Il tutto, dovrebbe essere coordinato da Alessandro Amadori, insegnante di psicologia scelto dal ministro dell’Istruzione per coordinare gli incontri nelle scuole sull’educazione affettiva. Lo stesso, sottolinea il quotidiano Domani, che ha scritto un saggio pubblicato nel 2020 dove “negava la violenza maschile e sosteneva tesi cospirazioniste sul tentativo delle donne di dominare i maschi“, insistendo sulla “cattiveria femminile“. L’opposizione – Pd, Avs, M5s e Iv – ha già chiesto una informativa urgente al ministro Valditara in aula alla Camera sul caso del ruolo affidato a Alessandro Amadori.

La risposta degli studenti

Di tutto questo gli studenti non sanno che farsene. A rispondere direttamente al ministro, si legge sull’Agenzia Dire, è stata la Rete degli studenti Medi: “È di poche ore fa la notizia dell’ennesimo femminicidio nel nostro Paese, stavolta a Fano. Serve una legge per una reale educazione all’affettività, alla sessualità e alle relazioni. Il progetto sperimentale ‘Educare alle relazioni’ di Valditara appare incompleto già in partenza, senza gli strumenti per affrontare davvero il problema”.

Portavoce delle richieste avanzate da parte degli studenti è Camilla Velotta della Rete degli Studenti Medi: “Gli alunni hanno le idee chiare su ciò che serve davvero alle scuole. Percorsi obbligatori fin dal primo ciclo di istruzione da svolgere in orario curricolare, anche attraverso le ore di educazione civica, e gestiti da un gruppo di psicologi e sessuologi esterno alle mura scolastiche”. Quindi, già l’idea degli influencer e attori di Valditara viene scartata. Gli studenti vogliono tra i banchi chi ha studiato ed è competente sul tema.

Poi, continua Camilla: “Serve strutturare dei percorsi inclusivi, aperti a tutti, fuori dagli stilemi di una cultura che non va oltre il binarismo uomo-donna. È imprescindibile, inoltre, che ogni scuola faccia riferimento al centro antiviolenza più vicino sul territorio, strutturando dei momenti di incontro con il personale dei centri”.

La richiesta da parte degli studenti è limpida: una legge nazionale, con direttive ministeriali chiare che vadano a risolvere una crisi radicata nella cultura di questo Paese e non solo. Gli studenti rifiutano il progetto sperimentale del ministro perché “ne serve uno serio per le nuove generazioni. Il nostro Paese non può perdere l’ennesima occasione per fare i conti con il sistema patriarcale in cui ognuno di noi cresce e si forma”.

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