Ieri è avvenuto l’atteso incontro tra le due maggiori potenze economiche del mondo: Usa e Cina. Joe Biden e Xi Jinping per la seconda volta nella loro esistenza si sono incontrati, sigillando con una stretta di mano l’incontro di San Francisco.
Per il leader cinese si tratta del secondo viaggio in America. Il primo avvenne sotto il governo Trump che lo ospitò nella sua paradisiaca dimora in Florida, nella villa di Mar a Lago nota per essersi rivelata la location-deposito di documenti riservati portati via dalla Casa Bianca. Paolo Guzzanti sul Riformista scrive che, con Xi presente, il tycoon chiese di lanciare dei missili su un area della Siria controllata dagli Usa. Xi non fece una piega e Trump si vantò di aver addomesticato il Drago cinese.
Ora però a San Francisco c’è un presidente che con il modo di fare di Donald Trump c’entra ben poco: Joe Biden che sta tentando in tutti i modi di placare gli animi degli americani di origini arabe.
L’incontro è andato come previsto e Washington e Pechino sono tornate, quanto meno, a parlare. “Per due grandi paesi come la Cina e gli Stati Uniti voltarsi le spalle a vicenda non è un’opzione. Non è realistico che una parte rimodelli l’altra”, ha detto Xi all’apertura dei lavori. Anche l’abbordaggio di Biden si è rivelato rilassato, tanto che ha sottolineato l’importanza di comprendersi reciprocamente in maniera chiara e trasparente, “per far sì che la contesa non si tramuti in collisione”.
Però sulle questioni importanti le discrepanze sono rimaste e a renderlo evidente sono state le parole di Biden: “Xi è un dittatore. Nel senso che governa un Paese comunista, basato su una forma di governo completamente differente dalla nostra“. Eppure qualche segnale c’è stato.
La nuova linea rossa tra Biden e Xi e il canale tra militari
Tra i punti di svolta c’è quello di riaprire un canale di comunicazione tra gli uffici di presidenza dei due Paesi. “Io e Xi – ha affermato il presidente Usa – abbiamo concordato che ognuno di noi può prendere in mano un telefono e fare una telefonata, così ci possiamo sentire immediatamente”. Su questo fronte è stata confermata la riapertura di un canale ai massimi livelli militari. I due presidenti – fanno sapere fonti della diplomazia cinese – hanno “concordato di riprendere, sulla base dell’uguaglianza e del rispetto, la comunicazione ad alto livello tra militari e il dialogo Cina-Usa sul coordinamento della politica di difesa e le relative riunioni Cina-Usa”.
Da più di un anno il quartier generale del dipartimento della difesa degli Stati Uniti d’America e le controparti cinesi non avevano un filo diretto. Infatti, la Cina aveva deciso di interrompere il canale come rivalsa per la visita a Taiwan nel 2022 di Nancy Pelosi, già speaker della Camera. Ora invece sembrerebbe che i contatti siano in fase di riapertura.
Nuova apertura di Xi nella lotta al fentanyl
Secondo terreno comune quello sulla lotta al fentanyl. Biden ha confermato durante il punto stampa che si andrà verso una maggiore collaborazione. Sul tema Xi ha dichiarato che verrà creata una squadra di cooperazione anti-droga per contrastare la diffusione di fentanyl, il potente oppioide sintetico che da anni invade le strade americane.
Quello del fentanyl è un tema primario, in quanto da anni gli Usa lottano contro una crisi alimentata dall’oppioide prodotto in larga parte dai cartelli messicani con precursori chimici made in China. Secondo Bloomberg l’intesa prevede che Pechino controlli le esportazioni dei componenti, mente gli Stati Uniti rimuovano alcune sanzioni contro l’istituto di polizia forense cinese.
Nulla di fatto sul dossier Taiwan
Ma resta il nodo sulla questione di Taiwan, è uno dei temi più delicati nelle relazioni tra Cina e Stati Uniti. Il paese di Xi considera Taiwan una sua provincia ribelle, mentre gli Stati Uniti hanno una politica di “ambiguità strategica” che non riconosce esplicitamente l’indipendenza di Taiwan, ma non la esclude neanche. Nel corso degli ultimi anni, la Repubblica popolare ha intensificato la sua pressione sulla cittadina cinese, con esercitazioni militari sempre più aggressive. Gli Usa, dal canto loro, hanno rafforzato i legami con Taiwan, fornendo armi e assistenza militare.
L’incontro tra Xi Jinping e Joe Biden a San Francisco non ha, però, portato a una svolta sulla questione Taiwan: i due leader hanno ribadito le loro posizioni, anche se hanno espresso la volontà di continuare a dialogare. Le prossime mosse di Cina e Stati Uniti sul tema saranno da monitorare con attenzione. Infatti, un’escalation della tensione potrebbe avere gravi conseguenze per la sicurezza regionale e mondiale. Una nota della Casa Bianca ha aggiunto che “i leader si sono scambiati i loro punti di vista sulle sfide regionali e globali. Il presidente Biden ha messo in evidenza il sostegno americano per un’area dell’Indo-Pacifico libera e aperta, sicura e resiliente. Il presidente ha evidenziato l’impegno americano a difendere gli alleati nell’area”.
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