Provvedimento passato con voto favorevole della Germania che ha ottenuto deroga per combustibili sintetici. Accordo per punti di ricarica elettrica per auto ogni 60 km. Il ministro Salvini: “Esperti sappiano dimostrare anche piena sostenibilità dei biocarburanti”
I ministri dell’Energia dell’Ue hanno dato il via libera definitivo allo stop alla vendita di auto nuove a motori termici dal 2035. Il provvedimento è passato con il voto favorevole della Germania che ha ottenuto una deroga per i combustibili sintetici. L’Italia – da quanto si apprende – si è astenuta. Così come la Bulgaria. La Polonia ha invece votato contro.
L’Italia non aveva ottenuto l’interpretazione che avrebbe voluto dare anche all’accordo: nella deroga per i carburanti neutri decretata dal Considerando 11 del Regolamento devono poter rientrare anche i biocarburanti.
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Intanto il Consiglio e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo per aumentare il numero di stazioni di ricarica elettrica e di rifornimento di idrogeno accessibili al pubblico, in particolare lungo i principali corridoi e hub di trasporto dell’Unione europea. La Commissione lo definisce “un accordo storico che consentirà la transizione verso il trasporto a emissioni zero e contribuirà all’obiettivo di ridurre le emissioni nette di gas serra di almeno il 55% entro il 2030″.
Salvini: “Serve più coraggio, confidiamo apertura a biocarburanti”
“La fermezza dell’Italia garantisce un’altra possibilità di sopravvivenza ai motori a combustione, anche dopo il 2035. Ora è necessario più coraggio”. Lo dice il vicepremier e ministro Matteo Salvini, secondo il quale “l’approccio ideologico della Commissione si è limitato ad aprire agli e-fuel”, con la speranza che “gli esperti sappiano dimostrare anche la piena sostenibilità dei biocarburanti. In questo senso va letta la posizione del nostro governo a Bruxelles: non è ancora sufficiente e siamo determinati affinché prevalga la ragionevolezza. Gli obiettivi restano sempre gli stessi: difesa dell’ambiente, tutela del lavoro, protezione delle imprese. E l’anno prossimo, con il voto, ci saranno nuovo Parlamento e nuova Commissione: la partita non è finita”, conclude il ministro.
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