Tutela marchi italiani, decreto permette al MIMIT di subentrare nella titolarità

Per garantire la tutela dei marchi italiani, il MIMIT può diventare titolare del marchio, solo quando questo non venga usato da almeno 5 anni o quando l'impresa legata a esso cessi la sua attività

Redazione
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Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha adottato il decreto ministeriale 3 luglio 2024, pubblicato in Gazzetta Ufficiale, nel quale vengono stabiliti i criteri tramite i quali il Ministero delle Imprese e del Made in Italy può subentrare e diventare titolare dei marchi di imprese italiane che cessano definitivamente la propria attività.

L’obiettivo è poter garantire la tutela dei marchi italiani di particolare interesse nazionale e prevenire la loro estinzione, attuando l’articolo 7 della Legge “Made in Italy” (206/2023). Quindi la legge si attua per non “disperdere il patrimonio” rappresentato dai marchi del Made in Italy, come spiegato sul sito del ministero.

I marchi in questione devono essere registrati o deve essere dimostrabile l’uso continuativo di essi da almeno 50 anni. Devono inoltre essere marchi che hanno raggiunto una grandissima notorietà e che sono utilizzati per vendere prodotti o servizi realizzati da un’impresa italiana di eccellenza.

Tutela marchi italiani, Adolfo Urso, ministro del Made in Italy
Tutela marchi italiani, Adolfo Urso, ministro del Made in Italy

Tutela marchi italiani, due linee di intervento

Il decreto considera due linee di intervento: la prima riguarda i marchi di imprese che vogliono definitivamente cessare l’attività; la seconda fa riferimento a marchi che non vengono utilizzati da almeno 5 anni.

Riguardo alla prima linea d’intervento, quindi nel caso in cui l’impresa cessi l’attività, entro due mesi verrà emanato un’ulteriore decreto ministeriale per definire la modulistica, la data di avvio della procedura e ulteriori indicazioni operative che le imprese dovranno seguire. L’impresa dovrà concedere il marchio gratuitamente con apposito atto nel caso in cui la Direzione Generale per la politica industriale, la riconversione e la crisi industriale, l’innovazione, le PMI e il Made in Italy voglia subentrare nella titolarità del marchio.

Riguardo alla seconda linea d’intervento, invece, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, si dovrà prima accertare della decadenza del marchio che non deve essere usato da almeno 5 anni. In seguito potrà fare domanda di registrazione del marchio a suo nome e autorizzarne la titolarità a quelle imprese nazionali ed estere che sono intenzionate a investire in Italia o a trasferire in Italia attività produttive che si trovano all’estero, attraverso un contratto di licenza gratuita per un periodo non minore di 10 anni.

La Legge Made in Italy

La Legge Made in Italy (206/2023), pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 300 del 27 dicembre 2023, contiene disposizioni che mirano a valorizzare e promuovere, sul territorio italiano e all’estero, le produzioni d’eccellenza, il patrimonio culturale e le radici culturali italiani. Questi fattori devono essere preservati e tramandati per contribuire sia all’identità nazionale, sia alla crescita dell’economia nazionale nell’ambito e in coerenza con le regole del mercato interno.

Nella legge sono contenute diverse misure e iniziative per incentivare il sistema imprenditoriale di eccellenza italiana, per far sì che il Made in Italy abbia nuove risorse, nuove competenze e nuove tutele. Sono previste anche azioni per migliorare e aumentare i principali attori della promozione e della tutela dell’eccellenza italiana e sono inserite norme per inasprire il sistema sanzionatorio per la lotta alla contraffazione.

Con la legge c’è l’istituzione del Fondo Nazionale del made in Italy, presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze, con una dotazione iniziale di 700 milioni di euro per l’anno 2023 e di 300 milioni di euro per l’anno 2024. Questo deve supportare la crescita, il sostegno, il rafforzamento e il rilancio delle filiere strategiche nazionali, coerentemente con gli obiettivi di politica industriale nazionale, anche in riferimento alle attività di approvvigionamento e riuso di materie prime critiche per l’accelerazione dei processi di transizione energetica e a quelle finalizzate allo sviluppo di modelli di economia circolare.

Presso il Ministero della cultura viene invece istituito l’Albo delle imprese culturali e creative di interesse nazionale la cui iscrizione comporta anche la registrazione al portale del Sistema archivistico nazionale (SAN) del Ministero della cultura, per salvaguardare gli archivi storici delle imprese italiane e valorizzare le imprese culturali e creative. Inoltre è previsto che il Ministero della cultura promuova e sostenga gli investimenti effettuati sul territorio nazionale dalle imprese culturali e creative, per contribuire a promuovere e valorizzare il Made in Italy e rendere maggiormente competitivo il settore culturale e creativo.

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