Ieri sera il Senato si è espresso su due emendamenti della Lega che chiedevano da un lato di innalzare da due a tre il limite dei mandati dei governatori delle Regioni, dall’altro di eliminare il ballottaggio nei Comuni con più di 15mila abitanti, laddove il candidato ottiene il 40% delle preferenze. Questo secondo testo è stato presentato all’ultimo momento e ha messo in seria difficoltà la coalizione di maggioranza, tenuta all’oscuro dei piani della Lega.
Fallito blitz della Lega, gli emendamenti bocciati
L’emendamento sul terzo mandato, presentato dalla Lega, è stato in corso d’opera trasformato in un ordine del giorno, dopo la richiesta di ritiro del testo del parte del relatore del dl elezioni, Alberto Balboni (FdI). Dal canto suo, FdI non sarebbe neanche contrario ai contenuti dell’emendamento sul terzo mandato, ma non se presentati in questa forma: con un decreto estemporaneo, estraneo al confronto parlamentare e al Tuel – Testo Unico sugli enti locali che ne disciplina la materia. Nonostante tutto FdI non dà parere negativo e si rimette all’Aula, da cui l’emendamento riceve un grande “no”: i sì sono stati 26, i no 112 e gli astenuti 3.
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In quanto all’emendamento sull’eliminazione dei ballottaggi, la Lega proponeva che fosse “proclamato eletto sindaco il candidato che ottiene il maggior numero di voti validi, a condizione che abbia conseguito almeno il 40 per cento dei voti validi”. Ma la proposta, presentata all’ultimo momento, divide e imbarazza il centrodestra che non era stato minimamente coinvolto nell’iniziativa. Sulla questione si esprime lo stesso Balboni: “Un atto così rilevante, che cambia le regole in vigore nel 70-75% dei Comuni avrebbe bisogno di un maggiore approfondimento e confronto“.
Completamente contraria l’opposizione, che si riunisce intorno alle parole della segretaria del Pd, Elly Schlein: “Si tratta di uno sfregio alle basilari regole democratiche“.
Il blitz della Lega avrà possibili ripercussioni
Salvini era a conoscenza del fatto che non avrebbe mai ottenuto una risposta diversa da quella incassata ieri sera: il suo intento era infatti differenziarsi, lanciare un messaggio contrastante per aizzare le masse in preparazione alla campagna elettorale delle Europee che avrà inizio tra poche settimane. Questa mossa è stata ben accolta dal premier Giorgia Meloni, che aveva chiesto “unità d’azione” nelle manovre della maggioranza ed è appena stata pugnalata alle spalle.
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