Terzo mandato, la rivolta dei governatori: si rischia scontro istituzionale

La Lega tiene il punto e vuole ripresentare l'emendamento in aula mentre la Conferenza delle Regioni chiede un tavolo di confronto all'esecutivo: "Scorretto decidere sulle Regioni senza le Regioni"

Redazione
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La votazione sul terzo mandato ha avuto effetti disastrosi sull’unità dei partiti del Parlamento: ha isolato la Lega dal centrodestra e ha diviso il Pd. Infatti nonostante le smentite della premier Giorgia Meloni, questa divergenza ha causato una spaccatura in seno al centrodestra: per questo il leader della Lega Matteo Salvini si dice pronto a sfidare il Parlamento e a ripresentare l’emendamento a Montecitorio, mentre la Conferenza delle Regioni chiede di essere coinvolta in un processo decisionale che la riguarda.

Terzo mandato, l’appello delle Regioni

L’emendamento era stato presentato in Parlamento dalla Lega con l’obiettivo di estendere la possibilità di rimanere in carica a sindaci e governatori di Regione, ma in Commissione Affari Costituzionali ha ricevuto il “no” di Fratelli d’Italia, Forza Italia e delle opposizioni.

L’esito della votazione in Senato sul terzo mandato infatti ha causato non pochi malcontenti e i governatori spingono chi ha fatto naufragare la riforma verso un ripensamento. A questo scopo la Conferenza delle Regioni ha scritto al Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie Roberto Calderoli per chiedergli di avviare un tavolo di confronto tra il governo e le Regioni, vista la tensione che il voto sul terzo mandato ha causato, quindi a fronte di una “esigenza condivisa” come ha affermato Massimiliano Fedriga, il massimo esponente dell’organismo.

il difforme salvini fedriga
Matteo Salvini e Massimiliano Fedriga

Coinvolgere le Regioni, le dirette interessate dai cambiamenti dell’emendamento, nel processo decisionale sul terzo mandato: questo l’appello di Fedriga: “Scorretto decidere sull’organizzazione istituzionale delle Regioni senza le Regioni“.

Terzo mandato, Toti: “Meloni rifletta”

Ad aggiungere una nota polemica allo scontro ci ha pensato il Presidente della Liguria Giovanni Toti che ha lanciato una frecciata neanche troppo implicita: “FdI è sempre stato favorevole alle preferenze e al consenso. Oggi questa limitazione non è coerente con la sua storia e neppure con quella di Forza Italia che Silvio Berlusconi ha sempre glorificato come un alfiere della volontà popolare pura“, le parole sono dure e l’accusa è mirata ai partiti del centrodestra che alle votazioni sul terzo mandato hanno espresso contrarietà, Fratelli d’Italia e Forza Italia. “Spero che Meloni faccia una riflessione” conclude.

Giovanni Toti
Giovanni Toti

In generale la questione del terzo mandato ha diviso i partiti sia della maggioranza che nell’opposizione. Era stata la Lega a presentare l’emendamento, ma proprio FdI e FI a bocciarlo. Lo stesso si può dire del centrosinistra che proprio ieri è insorto contro la decisione della Schlein di seguire Conte nella votazione in Senato e votare “no”, infrangendo gli accordi presi all’interno del Pd. La segretaria dem si è difesa da queste accuse e ha dichiarato che il decreto era “invotabile“. “Non avevamo davanti una riforma complessiva e bilanciata ma un emendamento salva Zaia. La Lega ha tentato una forzatura” ha concluso Schlein.

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