Bonaccini (Pd), da l’ultimatum. I neoulivisti disertano. Nonostante il gioco delle parti, parola d’ordine è “unità”. Sì, ma per fare cosa?
Più che un confronto, (in realtà) è soltanto una “comunicazione”, quella tra Stefano Bonaccini, presidente del Pd, e i “suoi”, (in vista del voto di martedì sui capigruppo). Sì, perché ormai quel che è fatto è fatto. E la strada da proseguire è quella dell’unità, anche se a determinate condizioni.
A molti sembra molto chiaro: al massimo ai “bonacciniani” toccheranno un paio di posti in più in segreteria, perché i candidati capigruppo dovrebbero restare quelli indicati da Schlein: Chiara Braga a Montecitorio, e Francesco Boccia a Palazzo Madama.
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I neoulivisti disertano
E a rendere plastica la situazione è la decisione a sorpresa di circa 20 neoulivisti, sostenitori di Bonaccini al congresso, di disertare l’incontro. Tra questi, Marco Meloni, Anna Ascani, Enrico Borghi, Matteo Mauri, Ilenia Malavasi e Lorenzo Basso.
“Entro lunedì”, Bonaccini aspetta una proposta da Schlein
Anche se, in collegamento online, Bonaccini ci prova, e rilancia la palla nel campo di Elly Schlein, definendosi pronto “a dare una mano a rafforzare il Pd anche condividendo responsabilità” se c’è reciprocità anche da parte della segretaria. E che da lei aspetta “una proposta entro lunedì“.
E così appare evidente che le dinamiche sono cambiate anche all’interno dei gruppi, dove prima i “fan” del governatore dell’Emilia Romagna erano in maggioranza. Ora non più. “Abbiamo deciso di non essere alla riunione perché per noi era essenziale dare un segnale chiaro per evitare un ritorno alle dinamiche di litigiosità e di scontro che tanto male hanno fatto al Pd”, spiegano.
Sicuramente la loro scelta di non esserci rafforza ancora di più la posizione di Elly Schlein, che a questo punto – si spiega – non si capisce perché dovrebbe fare un passo indietro sui suoi candidati, che martedì dovranno essere votati, forse a scrutinio segreto, dai deputati e senatori Dem.
Ricompattarsi contro la maggioranza
L’entusiasmo che si è venuto a creare intorno al Pd, (dato per agonizzante dopo le politiche), sembra aver convinto anche i più riottosi: forse adesso è meglio ricompattarsi contro la maggioranza.
Sicuramente questo atteggiamento è visto con favore dagli esponenti di Articolo 1 che stanno per rientrare e che si sono incontrati in vista della trasformazione del loro partito in un’associazione politico culturale. “Sono sicuro che il nuovo Pd saprà interpretare la domanda di cambiamento” e “saprà farne la leva per costruire l’alternativa alla destra che tanti aspettano” osserva Roberto Speranza, sottolineando l’importanza di un appello a favore della Schlein firmato da “168 personalità” di Napoli e della Campania.
“E’ il tempo di dare una mano alla costruzione del nuovo Pd”, dice il coordinatore di Art.1 Arturo Scotto, secondo il quale “la novità rappresentata da Elly Schlein sta suscitando una nuova domanda di militanza e di partecipazione” che “non va delusa”.
In attesa del voto di martedì, Bonaccini dice che si attende “una proposta complessiva” già lunedì da parte della leader, sia sui capigruppo, sia sulla segreteria, come a dire che le due cose saranno decise insieme anche per capire in cosa consisterà la “reciprocità” richiesta alla segretaria.
Una scelta quella di Bonaccini che potrebbe placare gli animi di chi si sarebbe sentito scavalcato “dall’indicazione tout court” dei capigruppo. “Elly mi ha rappresentato il suo orientamento la settimana scorsa – racconta Bonaccini – e mi sono sentito in dovere di consigliarle subito prudenza. Non perché io creda che spetti a me dare pagelle sui nomi, ma perché penso che coi gruppi parlamentari vada costruito un rapporto positivo”, “rispettoso della linea uscita al congresso” e “dell’autonomia dei gruppi e degli orientamenti che ci sono”.
“Unità” per fare cosa?
Ma nonostante le “parate” ufficiali in cui ognuno gioca la sua parte, la parola d’ordine, che sembra quindi prevalere ora nel partito, è unità. Archiviate, dunque, le divisioni, (almeno così sembrerebbe). Ma unità per fare cosa? Verso quale direzione? E Come ha detto Osvaldo Napoli della segreteria nazionale di Azione qualche settimana fa: “Il rientro di Art.1 e di singole personalità, oggi è tornato il “santoriano” Guido Ruotolo, avviene nel nome del “renzismo ormai archiviato. Il che lascia intuire che la stagione del riformismo, che fruttò al Pd il 40% dei consensi, si deve ritenere conclusa per quel partito. Ecco dove è il problema”. E da qui Napoli chiede quale sia l’alternativa che hanno costruito “o che intendono costruire. Oppure ritiene Schlein – continua – che sia sufficiente fare un’opposizione radicale alla destra senza proposte alternative, credibili e praticabili e dunque riformiste, per costruire una maggioranza di governo?”.
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