Il Tar fa dietrofront: revocato il decreto per la sospensione del nuovo Tariffario nazionale Ssn

Il Tar ha fatto riferimento, nelle motivazioni della revoca, al possibile blocco del sistema di prenotazione ed erogazione dei servizi che non farebbe altro che avere un impatto sulla salute dei pazienti italiani.

Redazione
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Il Tribunale amministrativo del Lazio (Tar) ha deciso di revocare il decreto con cui ieri era stato sospeso il Tariffario delle Prestazioni di Specialistica ambulatoriale e protesica, cioè le cure garantite dal Sistema Sanitario nazionale. Secondo quanto si apprende, la decisione è stata dettata dai pericoli che lo stop al tariffario Ssn avrebbe portato con sé. Il Tribunale ha infatti fatto riferimento, nelle motivazioni della revoca, al possibile blocco del sistema di prenotazione ed erogazione dei servizi che non farebbe altro che avere un impatto sulla salute dei pazienti italiani.

Ieri lo stop era giunto a sorpresa ed immediatamente gli esperti del settore avevano fatto presenti i pericoli che questa sospensione avrebbe portato con sé. Inoltre, il decreto avrebbe rallentato ulteriormente l’entrata in vigore dei Lea, ovvero i livelli essenziali di assistenza.

Un maxiricorso per la sospensione del nuovo Tariffario

Ma nello specifico cosa è accaduto? Sostanzialmente, centinaia di strutture e di laboratori accreditati, insieme alle maggiori associazioni di settore, hanno proposto di fare ricorso sul nuovo tariffario, spingendo il Tar ad approvare un decreto cautelare con l’obiettivo di sospendere il Tariffario delle prestazioni di Specialistica ambulatoriale e protesica. I nuovi prezzi delle prestazioni erano stati modificati dopo più di venti anni, ovvero rispettivamente dal 1996 e 1999.

In sostanza, quindi, si è trattato di un maxi-ricorso con il fine di far emergere la mancata considerazione dell’andamento dei costi produttivi aggiornati e le criticità giuridiche e metodologiche del decreto.

Secondo Giuseppe Barone e Antonella Blasi, avvocati patrocinatori dei ricorrenti, nello specifico, il decreto violerebbe “i principi costituzionali di efficienza e buon andamento della pubblica amministrazione“. Violazione che risulterebbe evidente, infatti, nelle tariffe che non sono state fissate tenendo conto dell’incremento dei costi e delle difficoltà operative causate da pandemia e crisi economica.

Un altro fattore che ha portato le strutture mediche a fare ricorso, riguarderebbe l’istruttoria che ha condotto all’approvazione delle tariffe stesse, risultata approssimativa e incompleta. Si fa notare, che non è stata garantita neanche alcuna rappresentazione adeguata dei costi reali e delle esigenze delle strutture sanitarie accreditate.

In aggiunta, il giudice amministrativo ha dichiarato che “devono ritenersi presenti i profili dedotti in punto di danno“, considerando “che il decreto in questione è stato adottato il 26 novembre 2024 ed è stato pubblicato sulla Gazzetta il 27 dicembre, con entrata in vigore il dicembre, e che il nuovo decreto tariffe è stato adottato dopo oltre 20. anni dai precedenti nomenclatori, delineando così l’insussistenza dell’urgenza“.

La trattazione collegiale del ricorso

Da qui, si è poi ritenuto possibile accogliere la richiesta di sospensione cautelare urgente del provvedimento ministeriale, fissando un’udienza per il 28 gennaio durante la quale avverrà la trattazione collegiale del ricorso.

Dunque, l’insieme delle nuove prestazioni previste, dalla Procreazione Medicalmente Assistita, Pma, alla consulenza genica, così come dall’adroterapia fino all’enteroscopia con microcamera ingeribile, insieme alla radioterapia stereotassica, dovrà aspettare per entrare in vigore. Nello stesso modo, anche gli apparecchi acustici a tecnologia digitale, le attrezzature domotiche e i sensori di comando, arti artificiali a tecnologia avanzata e i sistemi di riconoscimento vocale e di puntamento con lo sguardo.

L’aggiornamento che aveva riguardo nel complesso di oltre 3mila prestazioni di specialistica ambulatoriale e di assistenza protesica, con un impatto complessivo di 502,3 milioni di euro per la specialistica ambulatoriale e 47,6 milioni per la protesica, vede delineato dinanzi a sé un futuro incerto. La pronuncia del Tribunale amministrativo, ora ritirata. ha però cambiato le carte in tavola, mettendo in pericolo numerose prestazioni mediche, tra cui la procreazione assistita (Pma).

Commenti a margine

Ieri non sono di certo mancati i commenti a margine del provvedimento da parte delle opposizioni. Si tratterebbe di un fatto che “certifica l’inadeguatezza e la superficialità del modo di operare del Ministro della Salute“, dichiara Luana Zanella, capogruppo di Avs alla Camera. “Ora Schillaci si assuma le sue responsabilità – continua la deputata – e spieghi come vuole affrontare questo grave pasticcio, un ‘regalo’ di fine anno che dà la misura dello stato di crisi conclamata in cui vera il nostro Servizio sanitario pubblico“.

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