Talpa a FdI, fuga di notizie fa infuriare Meloni: “Alla fine mollerò per questo”

Durante il suo mandato la premier si è vista tradire più volte dagli eletti di FdI, che hanno in diverse occasioni consegnato alla stampa informazioni private provenienti dalle chat con la premier. L'ultima riguarda la convocazione urgente a deputati e senatori in vista dell’elezione del nuovo giudice della Corte costituzionale. È caccia alla talpa

Redazione
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La presidente del Consiglio e leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni appare furiosa con i membri del suo partito, perché qualcuno di loro fa trapelare informazioni riservate scambiate nelle chat e le diffonde alla stampa. È quindi caccia alla talpa, che nell’ultima bravata ha diffuso la convocazione urgente a deputati e senatori in vista dell’elezione di martedì del nuovo giudice della Corte costituzionale: “Attenzione, martedì 8 ottobre, ore 12,30, indispensabile la presenza di tutti al voto per la Corte Costituzionale. Eventuali missioni vanno rimandate o annullate”.

Meloni iraconda e gli episodi pregressi

Non è la prima volta che un messaggio riservato agli eletti di FdI è stato diffuso in poco tempo dalla stampa e la leader del partito si è mostrata ormai stufa di questa situazione, fino a ipotizzare le dimissioni. “Io alla fine mollerò per questo, fare sta vita per eleggere sta gente anche no” ha scritto la premier nella chat con i parlamentari di FdI, dopo la diffusione della convocazione per martedì per eleggere il giudice costituzionale. La premier ha aggiunto furiosa: “L’infamia di pochi mi costringe a non aver più rapporti”.

Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni
Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni

Sono diverse le conversazioni private tra la presidente Meloni e i suoi parlamentari che sono state diffuse dai giornali. Un episodio risale al 24 agosto del 2023, quando il giornalista del Foglio Simone Canettieri pubblicò la comunicazione di Meloni sulla nomina di Giovanbattista Fazzolari come nuovo capo della comunicazione di Palazzo Chigi. Ancora, il 7 ottobre 2022, a inizio legislatura, Meloni lasciò la chat con un messaggio iracondo diffuso dalla stampa: “Non vi rendete conto di quanto sia dannoso e inaudito quello che avete fatto uscire”. All’epoca si riferiva alla diffusione di alcune considerazioni che la premier aveva fatto sull’ex presidente del Consiglio Mario Draghi.

Chi è la talpa?

Ad oggi non si conosce chi tra gli eletti di FdI stia continuando a diffondere le conversazioni private della premier alla stampa. Si ipotizza sia un senatore, anche se all’interno di FdI si parlerebbe di una persona vicinissima alla presidente del Consiglio, insospettabile. E c’è anche la possibilità che ci sia più di una talpa. Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha dichiarato che comunque lavorandoci il colpevole o i colpevoli si trovano e la premier ha risposto: “Questo è ovvio. Pensi che non lo sappia già? Ma questo non cambia la natura delle cose”.

Il deputato Salvatore Deidda si augura che il colpevole ritorni sui suoi passi e capisca “che ci sta danneggiando quotidianamente”. Ma la premier replica: “Ma quale ammenda, c’è gente che per una citazione sul giornale si vende la madre. Solo non capisco come facciano a stare con noi che siamo sempre stati tutt’altro. Detto questo mi taccio prima che esca qualcosa pure da qui”. Ed è quello che alla fine è successo, con le chat degli sfoghi dei parlamentari e della premier pubblicati integralmente dal Fatto Quotidiano.

L’elezione del giudice costituzionale

Ora però c’è il tema politico da affrontare fino alla giornata di martedì quando si eleggerà il giudice costituzionale. Il centrodestra punta su Francesco Severio Marini, consigliere giuridico di Meloni e la paura è che la fuga di notizia possa mettere a repentaglio la candidatura. Infatti il Pd risponde subito attaccando: “Noi non accetteremo alcun tipo di blitz sull’elezione dei giudici della Corte costituzionale. È gravissimo anche solo averlo appreso dalla stampa. Questa concezione proprietaria delle massime istituzioni della repubblica deve finire qui, e vederci tutti mobilitati a difesa delle garanzie democratiche”.

Anche Avs con Nicola Fratoianni segue con la critica spiegando che l’elezione del o della giudice dell’Alta Corte deve essere fatta “nel pieno rispetto dello spirito costituente: vale a dire, con la più larga condivisione della scelta”. Per lui l’idea di voler fare il pieno dei voti non è in linea con questo spirito. Il timore della sinistra è quello di perdere anche il controllo della Corte Costituzionale, soprattutto perché il 12 novembre i giudici della Consulta dovranno decidere sul ricorso presentato da Toscana e Puglia sull’illegittimità costituzionale dell’autonomia differenziata.

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