L’Italia è pronta ad assumersi le sue responsabilità e ad aiutare il Medio Oriente a tornare una Regione guidata dalla pace. Lo ha confermato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che oggi si è recato in visita a Israele, in occasione dell’inizio della tregua a Gaza, avvenuto ieri. Come confermato anche dal suo omologo israeliano, Gideon Saar, il vicepremier è il primo leader occidentale ad aver messo piede a Gerusalemme da quando l’accordo per il cessate il fuoco è stato siglato.
In questa delicata fase, in cui nulla è ancora deciso, la visita di Tajani è necessaria a sostenere la tregua e a ricordare alle due parti i benefici di una pace giusta. In questo senso, quindi, l’Italia cercherà di contribuire come meglio può sia con aiuti economici che umani. Il ministro degli Esteri ha infatti annunciato che il nostro Paese fornirà uomini e donne a una eventuale missione di pace a guida araba a Gaza e che è pronto a stanziare 10 milioni di euro di aiuti, oltre ai 15 milioni che già sono stati spesi. Inoltre, come Nazione continuerà a sostenere la missione Food for Gaza che permette l’entrata nel Paese di camion stracolmi di aiuti umanitari.
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“Vorremmo che ripartissero gli accordi di Abramo. Ho ribadito l’impegno forte per il cessate il fuoco, la nostra amicizia con Israele ma anche la necessità di risolvere tutti i problemi che ci sono in Palestina“, ha poi dichiarato Antonio Tajani che, alle 18 di oggi, incontrerà il presidente di Israele, Isaac Herzog. Allo stesso modo, poi, trattando con le autorità palestinesi, Tajani ha parlato della possibile ricostruzione della Striscia di Gaza e del futuro del governo nel territorio.
Tajani: “La Palestina non può rimanere nelle mani di Hamas“
Il vicepremier forzista ha chiarito che al momento non è possibile prevedere chi governerà la Palestina nel post guerra. “Si tratta di un processo che è in continuo movimento“, ha infatti ricordato il ministro, sottolineando come al momento l’obiettivo primario sia quello del raggiungimento di una pace duratura. Nonostante questo, però, sembra ovvio garantire che Hamas non possa continuare a governare la Striscia e che quindi l’Autorità nazionale palestinese (Anp) debba “modernizzarsi, rafforzare la sua posizione e imparare a farsi sostenere dalla popolazione“.
Per quanto riguarda l’organizzazione di Hamas, Tajani sostiene che questa non possa pù governare soprattutto perché non più voluta dalla popolazione a seguito delle devastazioni messe in atto da Israele. Quindi, ciò su cui è necessario continuare a lavorare è la costruzione della soluzione dei due popoli due Stati, perché è necessario che entrambe le Nazioni riconoscano l’esistenza dell’altra e imparino a convivere pacificamente.
Tajani: “Come avverrebbe l’arresto di Netanyahu? Coi carabinieri a Fiumicino?“
Un simpatico botta e risposta ha visto protagonista il ministro degli Esteri che, mentre si trovava a Gerusalemme, è stato incalzato da un cronista che gli chiedeva come mai l’Italia non arresterà Netanyhau nel caso venga nel Paese, come richiesto dalla Corte penale internazionale. Tajani ha sostenuto che l’Italia si trova d’accordo con quanto dichiarato da Parigi, ovvero che i capi di Stato non si arrestano.
In secondo luogo, per Tajani sarebbe poco probabile riuscire in una impresa di tale portata. “Poi come dovrebbe avvenire questo arresto? Che facciamo, vanno i carabinieri a Fiumicino quando atterra l’aereo del premier israeliano e aprono un conflitto a fuoco?“, ha infatti chiesto ironicamente il ministro degli Esteri, per poi concludere il suo discorso ricordando che l’obiettivo finale dell’Italia è sempre quello di perseguire la pace in Medio Oriente.
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