“Non si tratta di genocidio a Gaza“. Con queste parole, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha ribadito la sua posizione sul conflitto in Medio Oriente, rispondendo al rapporto pubblicato da Amnesty International, che ha scatenato una polemica nelle ultime ore. Secondo l’organizzazione dei diritti umani, infatti, quanto sta accadendo in Palestina, ormai da più di un anno, avrebbe assunto i caratteri di un vero e proprio genocidio, in quanto “mese dopo mese, Israele ha trattato i palestinesi di Gaza come un gruppo di subumani, indegni del rispetto dei diritti umani e della dignità, dimostrando la sua intenzione di distruggerli fisicamente“.
Il vicepremier forzista si troverebbe invece in disaccordo, in quanto dal suo punto di vista in Palestina mancherebbero due caratteristiche fondamentali che sono tipiche dei genocidi, ovvero “la premeditazione e la decisione“. Tajani ha quindi spiegato che il conflitto tra Israele e Hamas ha avuto inizio con quanto accaduto il 7 ottobre 2023, che dal suo punto di vista “non è stato un attentato, un bombardamento o un attacco militare” ma si tratterebbe di “una caccia all’ebreo casa per casa, persone per persona“. In questo caso, per il leader forzista, le azioni sarebbero state portate avanti con predeterminazione, “con atti di violenza inaudita“.
In ogni caso, il ministro ha poi sostenuto di non trovarsi d’accordo con le azioni portate avanti dall’esercito israeliano e di essere convinto che ad oggi sia sempre più fondamentale la necessità di “fermarsi“, ovvero di giungere ad un definitivo “cessate il fuoco“. Intanto, il rapporto di Amnesty è stato smentito da Israele, che lo ha bollato come “costruito“, mentre alcune tensioni interne sarebbero venute alla luce anche all’interno dell’organizzazione stessa, come dimostrano le dimissioni dal direttivo del presidenti di Amnesty Israele e di due esponenti palestinese.
Il rapporto di Amnesty international sul genocidio
Amnesty International ha chiarito che il rapporto pubblicato nelle scorse ore, in cui Israele viene accusata di star mettendo in atto un genocidio in Palestina, deve servire come “campanello d’allarme alla comunità internazionale“, affinché questa prenda in considerazione le condizioni di vita a cui sono costretti a sottostare i cittadini palestinesi. L’organizzazione ha dichiarato di aver basato i suoi dati su immagini, in particolari provenienti da satelliti, che documenterebbero la distruzione sul territorio, e su ricerche sul campo con gli abitanti di Gaza.
“I nostri risultati schiaccianti devono far comprendere che questo è un genocidio che deve finire adesso“, ha dichiarato l’organizzazione. Questa ha poi chiarito di essere consapevole che l’obiettivo di Israele è quello di sradicare il movimento islamista, ma allo stesso tempo è necessario comprendere che “gli obiettivi militari possono coincidere con intenti genocidiari“. Inoltre, l’associazione avrebbe puntato il dito anche contro tutti quei Paesi che forniscono armi allo Stato ebraico, sostenendo che questi “violino i loro obblighi di prevenire il genocidio” e allo stesso tempo “rischiano di diventarne complici“.
Immediata la risposta di del ministero israeliano degli Esteri ha definito “inventato” il rapporto dell’organizzazione, sostenendo che questo sia “basato su bugie“. La sede di Amnesty Israele ha poi respinto la comunicazione della branca internazionale dell’organizzazione e alcuni dei suoi membri hanno accusato gli autori del rapporto di essere giunti ad una “conclusione predeterminata“.
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