“Avere un quadro positivo di collaborazione economica con la Cina, un partenariato strategico voluto da Berlusconi fin dal 2004, per noi è un elemento fondamentale“. Lo afferma Antonio Tajani in un intervista a Repubblica, in riferimento all’uscita “soft” dell’Italia dalla Via della Seta.
Infatti, dopo la visita del vicepremier della scorsa settimana in Cina e l’incontro a nuova Delhi della premier con il numero due di Pechino Qi Liang (durato poco meno di 40 minuti, quindi il triplo della durata rispetto agli incontri delle rispettive delegazioni), viene fuori la volontà di proseguire la collaborazione con il governo cinese, al di là dell’accordo preso 5 anni fa dal governo Conte II.
Leggi Anche
E dunque non a caso, l’occasione di rilanciare rapporti commerciali è offerta dal ventennale nel 2024 del partenariato strategico tra Italia e Cina siglato da Silvio Berlusconi nel 2004.
“Vogliamo rinforzare questa partnership – continua Tajani – e lunedì scorso i dirigenti dei nostri ministeri hanno trovato molti accordi con i cinesi. Quindi – sottolinea – vanno favoriti gli scambi economici e culturali. Detto questo, la Via della Seta è una pagina delle nostre relazioni che non è stata vantaggiosa per noi, l’ho detto chiaramente a tutti i vertici del governo cinese“.
“I dati dell’export sono chiari – prosegue il ministro degli esteri – e sono più vantaggiosi per Germania e Francia, che non facevano parte della Via della Seta. Ascolteremo naturalmente il Parlamento – precisa – ma la Via della Seta non deve essere cruciale nei rapporti con la Cina“. “Va riformato il partenariato strategico. Bernini e Santanchè andranno a breve in Cina – prosegue – prima della visita di Meloni e di Mattarella. L’Italia nel 2024 sarà alla guida del G7, siamo la 2° manifattura dell’Ue, siamo alleati degli americani – conclude il ministro Tajani . ma non siamo nemici della Cina“.
© Riproduzione riservata