Il vicepremier forzista Antonio Tajani è pronto a portare avanti un programma di partito rigoroso e ben definito che riesca a far raggiungere a Forza Italia il traguardo del 20% dei voti alle prossime elezioni politiche. Un obiettivo piuttosto ambizioso, su cui però il segretario sembra non nutrire dubbi. “L’ultimo sondaggio uscito ci dice che siamo già abbondantemente sopra l’11%, quindi stiamo andando verso il 20%. Sono sicuro che i dati delle regionali in Liguria, in Emilia Romagna e in Umbria confermeranno questa tendenza alla crescita” ha infatti dichiarato a Perugia, a margine della conferenza nazionale degli enti locali di Forza Italia.
Il ministro degli Esteri, quindi, prosegue il suo percorso che punta a portare il partito azzurro ad occupare “lo spazio tra Elly Schlein e Giorgia Meloni“, raccogliendo tutti gli elettori che non sono convinti dei due schieramenti e che cercano una posizione moderata. Il prossimo banco di prova, dunque, saranno proprio le elezioni regionali che potranno confermare le prospettive del vicepremier oppure riportare Forza Italia alla situazione di incertezza di alcuni mesi fa. In vista della campagna elettorale, quindi, Tajani ha voluto sfruttare il palco di Perugia per chiarire ai cittadini quali saranno i prossimi passi di Forza Italia.
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Il vicepremier ha quindi chiarito che una delle priorità del partito saranno le liste d’attesa del settore sanitario, ormai una piaga che stritola sempre di più il Paese. I forzisti vogliono lavorare per ottenere maggiori assunzioni nel settore socio-sanitario e aumentare la cosiddetta “sanità di prossimità“, ovvero la presenza di centri diagnostici anche in zone non centrali del Paese. Il segretario forzista non ha inoltre intenzione di trascurare la questione dello Ius Italiae, che riconosce ad oggi come unica soluzione al problema della cittadinanza.
Tajani: “Lo Ius Italiae serve perché essere italiani è importante“
Il leader di Forza Italia ha dedicato parte del suo intervento al tema della cittadinanza, ribadendo quali saranno i punti di forza dello Ius Italiae e soprattutto quali sono gli obiettivi che con esso si vogliono conseguire. “La nostra proposta sullo Ius Italiae è una proposta legata a un principio: la serietà e la reale volontà di essere cittadino italiano” ha sostenuto il vicepremier, sottolineando che questo diritto riguarderà sia gli stranieri giunti in Italia che vogliono ottenere la cittadinanza, sia i cittadini di discendenza italiana che si trovano all’estero.
Una norma a tutto tondo che non vuole essere “lassista“, ma che al contrario si pone il fine di rendere ancora più importante la nostra cittadinanza, in quanto comunitaria. Il leader azzurro ha infatti ricordato come spesso chi persegue il percorso per ottenerla non lo faccia per un reale legame con il Paese ma solamente per i benefici che il passaporto italiano porta con sé. “Abbiamo addirittura scoperto cinque hezbollah che erano riusciti ad avere il passaporto italiano” ha tuonato Tajani, mostrando come la norma attuale presenti delle falle.
“Noi abbiamo presentato, sia alla Camera che al Senato, una proposta seria che rende più credibile la richiesta di cittadinanza” ha continuato il ministro, aggiungendo che lo Ius Italiae non renderà più difficile ottenere lo status di italiano per coloro che realmente vogliono esserlo e non ha alcun tipo di legame con la lotta contro l’immigrazione clandestina.
Tajani: “Il futuro della Palestina deve essere affidato all’Anp“
Antonio Tajani non ha potuto evitare di affrontare lo spinoso tema della guerra in Medio Oriente, sottolineando le preoccupazioni che essa provoca all’Occidente e i dubbi su una possibile e immediata risoluzione. Il ministro degli Esteri ha sostenuto che al momento ciò che è certo è che il futuro della Palestina non potrà essere lasciato nelle mani di Hamas, ma dovrà essere affidato all’Autorità nazionale palestinese “che ha dimostrato di avere una differente cura degli interessi del proprio popolo“.
Tajani ha inoltre sottolineato che questo Stato dovrà riconoscere Israele e al contempo essere riconosciuto dallo Stato ebraico. Affinché tale obiettivo sia finalmente raggiunto è necessaria una forte azione diplomatica da parte di Paesi terzi, che devono far sentire la loro voce per porre fine al conflitto. “Noi ce la stiamo mettendo tutta, siamo in costante contatto con tutte le nostre ambasciate, soprattutto quella a Tel Aviv, il consolato a Gerusalemme, quella a Teheran e quella a Beirut“.
Il ministro ha poi affrontato l’indiscrezione del Washington Post che vedrebbe Hamas intenzionata a pianificare attacchi in stile 11 settembre in Israele. “Non possiamo mai dimenticare la grande responsabilità di Hamas e se è vero ciò che dice il Washington Post vuol dire che bisogna essere fermi anche in Palestina contro questa organizzazione terroristica” ha dichiarato il vicepremier, sostenendo inoltre di essere intenzionato a recarsi in questi territori non appena sarà possibile.
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