Dalla Turchia al Marocco, fino all’austera Algeria, il premier non si sta risparmiando per venire a capo di una serie di dossier geopolitici particolarmente duri ed ostici
Dalla Turchia al Marocco, financo all’austera Algeria, il presidente Draghi non si sta risparmiando per venire a capo di una serie di dossier geopolitici particolarmente duri ed ostici, trasformando il rapporto e le considerazioni politiche e personali anche nei confronti del “Sultano Dittatore” Erdogan.
In verità il problema, oserei dire anche la soluzione, risiederebbe in un pizzico di coraggio e di audacia in più riguardo al ruolo ed ai rapporti di forza da coltivare nel Mediterraneo “allargato”.
La via maestra dell’Italia potrebbe essere quella di offrire risposte ed opportunità a nuove partnership politiche ed internazionali. Non a caso si parla di rapporti di forza e possibili partnership. Fra tutti gli avvenimenti recenti si può richiamare a titolo esemplificativo l’attenzione e la solidarietà riservata sia dall’erede al trono saudita, Mohammed bin Salman, sia dall’emiro del Qatar, Tamin bin Hamad al Thani e del ministro degli Esteri emiratino, Abdullah bin Zayed, in occasione dell’ultimo viaggio in Egitto per incontrare il Presidente Al Sisi.
I progetti per l’Egitto e la guerra in Ucraina
D’altra parte, proprio l’Egitto è stato colpito duramente dai pesanti effetti della guerra russa in Ucraina, dovendo affrontare con estrema difficoltà la già instabile ed acuta crisi alimentare ed i conseguenti rischi che essa comporterebbe a livello di tenuta sociale per il Paese più popoloso del mondo arabo, rendendolo un dossier assolutamente primario in termini economici, nonché geopolitici per tutto quanto il Medio Oriente.
È in questa ottica che si dovrebbe rivedere buona parte della nostra linea di politica estera: la rappresentazione dell’Italia come motore propulsivo di un nuovo compendio territoriale e politico. Non mancano gli uomini, men che meno le capacità. Draghi probabilmente intende riallacciare i rapporti – in tempi non proprio lontani particolarmente difficili con Ankara – proprio in ragione delle vicende ucraine e delle soluzioni che la Turchia può offrire al vecchio continente per una paurosa quanto mai inaccettabile crisi del grano, in relazione alla gestione dei triplicati flussi migratori provenienti da sud-est e alle continue e pericolose tensioni in Libia che solo Erdogan potrebbe risolvere, in luogo di un affidamento totale riguardo il destino del Mediterraneo e del conflitto Ucraino anche ai tavoli della Nato e delle Nazioni Unite.
Draghi è consapevole soprattutto di una non banale circostanza pratica: il Presidente Erdogan, sine dubio, detiene per influenza e posizione geografica il controllo su quasi tutte le tratte e rotte commerciali nel Mediterraneo orientale, più in particolare sul transito energetico che da est va ad ovest, fino all’approvvigionamento delle materie prime a cominciare dal gas, così come è strategica anche per assicurarsi più gas liquefatto da rigassificare una volta approdato in Italia.
È possibile vestire i panni dell’Uomo Nero e in breve tempo quelli del Principe Azzurro? Parrebbe di sì, considerando che la Turchia è l’obiettivo geopolitico più importante. Insieme al “Bel Paese” abbraccerebbero una consistente fetta di territori in affaccio al Mediterraneo, incidendo ad ogni livello nelle scelte politiche, economiche e culturali, con buona pace di Cina e Russia che si vedranno costretti a fare i conti con una “inaspettata” bilaterale.
E allora, che sia “Mare Nostrum”.
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