Superbonus, tre mesi in più per le villette ma resta il nodo dei crediti

Davide Fosteri
3 Min di lettura

In arrivo modifiche al decreto: via al voto sugli emendamenti in commissione Finanze alla Camera. Resta l’ipotesi di usare gli F24 per i fondi incagliati 

Tre mesi in più per le villette, ma resta il nodo dei crediti incagliati. Riprende la discussione in Parlamento per il nuovo decreto sul Superbonus: l’obiettivo del governo è quello di arrivare a una soluzione che possa sbloccare la situazione, rimasta impantanata sul problema del credito concesso dagli istituti bancari per le ristrutturazioni

Le ultime modifiche 

Nei piani le novità dovrebbero riguardare: tre mesi in più come limite per le villette per finire di pagare i lavori con l’agevolazione piena; sconto e cessione garantiti per Iacp, onlus, barriere architettoniche e sisma; una soluzione per risolvere il nodo dei lavori relativi a caldaie e infissi. Il documento passa al voto in commissione Finanze alla Camera, con l’analisi degli emendamenti. Resta invece ancora irrisolto il tema dei crediti incagliati, con l’ipotesi di usare gli F24, proposta da banche e costruttori, che continua a lasciare freddo il Mef. 

Cosa dice la politica 

Il decreto Superbonus va al voto dunque nella giornata di mercoledì, con l’obiettivo di uscire al più tardi venerdì, anche perché il documento dovrà andare in aula lunedì. Un’ultima riunione di maggioranza seguita dai contatti con il governo e le opposizioni ha permesso al relatore, Andrea de Bertoldi (FdI), di esprimere ottimismo e soddisfazione per l’accordo raggiunto su alcuni temi, sui quali si va verso una “soluzione condivisa”. Sull’ipotesi di usare gli F24 in compensazione ci sarebbe una forte opposizione della Ragioneria dello Stato. Il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti già nei giorni scorsi si era detto “freddo”, dal momento che, stando ai dati, molte banche e assicurazioni sono “ben lontane dall’aver già” esaurito i propri spazi. Sul fronte fiscale arrivano intanto altri dettagli sulle misure della delega. Innanzitutto sulla riduzione da 4 a 3 delle aliquote Irpef a partire dal primo gennaio: l’obiettivo, ha spiegato il ‘padre’ della riforma Maurizio Leo è “ampliare lo scaglione della prima aliquota”. L’ultima risposta infine è arrivata al numero uno di Confindustria, Carlo Bonomi, che al calo dell’Ires per chi crea occupazione preferisce il taglio del cuneo. “Pensiamo a chi esce dal reddito di cittadinanza, dobbiamo dargli un’opportunità attraverso un incentivo alle imprese, agli ultracinquantenni, alle donne, ai disabili”. 

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