#StopCrimesInPalestine: l’appello a Meloni e Von der Leyen per un cessate il fuoco in Palestina

Oltre 50 personalità del mondo della cultura, dell'università, della scienza, del giornalismo, della politica e dello spettacolo hanno firmato l'appello, che è stato oggi presentato nella conferenza stampa presso la sede Federazione Nazionale della Stampa

Redazione
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La deputata democratica Laura Boldrini, il docente alla Bocconi di Milano Massimo Amato e il giornalista Gianni Giovannetti, hanno lanciato insieme #StopCrimesInPalestine, una raccolta firme per chiedere un immediato cessate il fuoco in Palestina alla presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni e alla Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen.

La deputata democratica Laura Boldrini è una dei promotori dell'appello  #StopCrimesInPalestine
La deputata democratica Laura Boldrini è una dei promotori dell’appello #StopCrimesInPalestine

L’appello #StopCrimesInPalestine

L’appello #StopCrimesInPalestine è stato firmato da oltre 50 personalità della cultura, dell’università, della scienza, della politica, dell0 spettacolo e del giornalismo. Tra questi spiccano i nomi del Premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi, dello storico Alessandro Barbero e del parlamentare democratico Andrea Orlando. Da oggi potrà essere firmato anche online attraverso la piattaforma Change.org.

L’iniziativa è stata presentata questa mattina in una conferenza stampa presso la sede Federazione Nazionale della Stampa a Roma. I promotori in una nota hanno dichiarato che il fine è “riaffermare le ragioni della politica sulla ferocia delle armi, del primato dei diritti umani sull’uso della forza, della volontà di dialogo sulla cieca contrapposizione”.

Boldrini ha riferito che quando è stata concepita ancora non si apriva il fronte libanese, quindi ora che si rischia l’escalation anche in Libano, questa iniziativa assume un valore maggiore. Ha poi aggiunto che quello che sta accadendo in Palestina è l’annientamento di un popolo. Durante la presentazione ha parlato di Yara Abushab, studentessa di Gaza arrivata un anno fa in Italia per un tirocinio di un mese, per poi rimanere bloccata qui per la guerra. Grazie a una campagna di crowdfunding la ragazza è riuscita a salvare parte della propria famiglia, che ha così potuto varcare il valico di Rafah.

Nel documento presentato al governo e alla Commissione Ue si legge come la guerra stia uccidendo “un numero intollerabilmente alto di palestinesi”, stia distruggendo sistematicamente ogni infrastruttura, stia massacrando operatori umanitari e giornalisti. E in tutto questo “le autorità israeliane vietano alla stampa internazionale di entrare a Gaza, impedendole di informare l’opinione pubblica, come accade nei peggiori regimi autoritari”.

Il rischio è la perdita del senso del diritto, della possibilità di una soluzione politica al conflitto e persino della “nostra umanità”. La Palestina ha il diritto ad auto-determinarsi e Israele a esistere in sicurezza. Il punto, però, sta nel fatto che Israele deve “rispettare la legalità internazionale”, ponendo fine a stragi e a decenni di occupazione, deve “attuare il rispetto incondizionato dei diritti umani, delle norme sancite nella Carta delle Nazioni Unite e degli obblighi prescritti dalle risoluzioni ONU”.

Quindi si legge che è compito del governo italiano, della Commissione Ue e della comunità internazionale “sostenere e spingere questo processo fino alla sua completa definizione”, mettendo in atto tutti gli strumenti disponibili per portare al cessare del fuoco, alla liberazione degli ostaggi e al ripristino del diritto internazionale.

Si chiede di far rispettare il diritto internazionale senza eccezioni e che ogni democrazia “si faccia carico degli obblighi che derivano dai provvedimenti già emessi dalla Corte internazionale di giustizia, che intimano al governo di Israele di cessare ogni azione volta a perpetuare e aggravare il massacro in corso, e che gli ordinano di lasciare immediatamente i territori illegalmente occupati”.

Inoltre c’è la richiesta di sospendere l’invio di armi a Israele e l’accordo di associazione Israele-UE e di sanzionare Netanyahu e i suoi ministri che incitano all’odio. C’è la necessità, infine, che “il diritto e la legalità internazionale prevalgano sull’uso della forza”.

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