Sette migranti trasferiti da poco in un centro di accoglienza in Albania sono stati rimpatriati in Italia. La decisione è stata presa dal Tribunale civile di Roma, che ha sospeso i trattenimenti e sollevato dubbi sulla compatibilità della normativa italiana con quella europea. Il rientro dei migranti è avvenuto intorno alla mezzanotte e mezza nel porto di Brindisi, dove è attraccata la nave Vissalli che li trasportava. Dopo lo sbarco, i sette sono stati accompagnati a bordo di un pulmino in una struttura per richiedenti asilo, dove potranno sottoporsi all’iter ordinario di esame della domanda di richiesta d’asilo.
Il caso è nato dall’introduzione del cosiddetto decreto Paesi sicuri, che ha trasferito alcuni migranti verso il Centro per il rimpatrio (CPR) italiano di Gjader, in Albania. Tuttavia, il Tribunale ha ritenuto che alcune disposizioni di questo decreto contrastino con le norme dell’Unione Europea e ha deciso di rivolgersi alla Corte di Giustizia dell’UE (CGUE) per ottenere chiarimenti. La Corte è stata chiamata a esprimersi su quattro quesiti, mirati a verificare la legittimità di questo approccio nell’ambito delle normative comunitarie.
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Sulla questione si è espresso il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, definendo “imbarazzante” il governo Meloni e sostenendo che l’iniziativa in Albania sia solamente “un provvedimento spot“. L’ex sindaco di Firenze ha dichiarato che, con il ritorno dei 7 migranti, vi sono nuovamente centinaia di lavoratori italiani che in Albania non hanno sostanzialmente nulla da svolgere. “Ma chiudete questa buffonata albanese e riportate gli agenti nelle strade italiane per combattere il crimine!” ha tuonato Renzi, per poi aggiungere durissimo: “E non mi si dica che il problema sono i magistrati, perché, anche se fosse tutto regolare, il conto economico dell’operazione Albania non sta in piedi“.
Musk: “Questi giudici devono andarsene“
Sulla questione ha deciso di intervenire anche l’imprenditore sudafricano, naturalizzato statunitense, Elon Musk, commentando la sospensione della convalida del trattenimento dei sette migranti. Il miliardario ha deciso di utilizzare la piattaforma social di sua proprietà, X, per dire la sua, commentando il post di un utente che ha riportato la notizia. “Questi giudici devono andarsene” ha scritto l’imprenditore, di fatto prendendo le difese del governo Meloni e inserendosi anche nella diatriba riguardante la magistratura italiana.
Il leader della Lega Matteo Salvini ha immediatamente commentato le parole del magnate sudafricano, dichiarando che questo avrebbe ragione e ricordando che “il 20 dicembre potrei ricevere una condanna a 6 anni di galera per aver bloccato, da ministro dell’Interno, gli sbarchi clandestini“.
Una questione di competenza europea sui Paesi sicuri
Secondo Luciana Sangiovanni, presidente della Sezione per i diritti della persona e immigrazione del Tribunale di Roma, la scelta di un Paese di origine sicuro, come l’Albania, deve seguire rigorosi criteri fissati dal diritto dell’Unione Europea. Il ruolo dell’UE è cruciale, poiché, sebbene il governo italiano possa adottare specifiche normative nazionali, queste devono sempre rispettare i principi e le direttive dell’Unione. Il rinvio alla CGUE permette di chiarire se la normativa italiana rispetti questi criteri o se violi le normative sovranazionali.
Reazioni politiche: un dibattito acceso
La decisione del Tribunale ha subito scatenato polemiche politiche. Il vicepremier Matteo Salvini ha criticato duramente la sospensione dei trattenimenti, definendola “un’altra sentenza politica non contro il governo, ma contro gli italiani e la loro sicurezza”. Salvini ha sostenuto che il governo e il Parlamento interverranno per difendere i confini nazionali e garantire la sicurezza, ma ha accusato il sistema giudiziario di ostacolare queste misure.
Anche Antonio Tajani, presidente della Camera dei deputati, ha espresso preoccupazione, ritenendo che la scelta del Tribunale metta “a rischio la divisione dei poteri“. Tajani ha dichiarato che le azioni dei magistrati sembrano limitare le prerogative del legislatore, alimentando un conflitto tra potere esecutivo e giudiziario.
L’impatto della sentenza della CGUE e il futuro delle politiche sui migranti
La questione sollevata dal Tribunale si inserisce in un più ampio dibattito sull’adeguamento delle normative nazionali ai principi comunitari. Il giudizio della Corte di Giustizia UE sarà cruciale per stabilire se l’Italia possa applicare misure restrittive come i trattenimenti all’estero per i migranti in attesa di asilo.
L’esito della decisione della CGUE potrebbe avere ripercussioni a lungo termine non solo per l’Italia, ma per tutti i Paesi dell’Unione che adottano politiche simili.
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