Stop a auto diesel-benzina nel 2035. L’Italia la prende male: “Una follia”

9 Min di lettura

Confermata scadenza, Bruxelles taglia emissioni anche per i camion. Un “follia” per la maggioranza italiana. “Un errore grave”, secondo Tajani. “A vantaggio interessi cinesi”, secondo Salvini.

“Una decisione folle e sconcertante” per il governo italiano. Ma da tempo “attesa” dall’automotive. L’addio dell’Europa ad auto e furgoni nuovi a benzina e diesel dal 2035 – suggellato dal voto finale della plenaria del Parlamento europeo dopo una lunghissima trafila legislativa – è diventato ormai inoppugnabile.

L’ira di Salvini

Ciò ha scatenato l’ira del vicepremier Matteo Salvini. Il ministro, dal suo account di Instagram, ha attaccato Bruxelles, tacciandola di una decisione mossa da “ideologia, ignoranza o malafede?“, che va “contro le industrie e i lavoratori italiani ed europei, a tutto vantaggio degli interessi cinesi“.

Ue: dal 2030 bus a emissione 0. Taglio su CO2 per camion

Eppure, nel frattempo, è stata la stessa Commissione europea a spingersi ancora più là, con una nuova proposta per i trasporti e l’energia che muove ora i suoi primi passi: dal 2030 anche gli autobus dovranno essere a emissioni zero e per i camion ci sarà un taglio del 90% delle CO2 entro il 2040.

Passo decisivo per l’ambiente?

La rivoluzione dell’automotive – già licenziata dallo stesso Europarlamento sul finire dell’ottobre scorso e dai governi europei in un negoziato da guinness dei primati durato diciassette ore nell’arena di Lussemburgo a giugno 2022 – nella visione dell’Ue segna un passo decisivo per portare il Continente sulla via delle emissioni zero nel 2050.

Lo stop a benzina e diesel

E i punti tracciati restano invariati: lo stop a benzina e diesel per auto e furgoni nuovi sarà nel 2035, con un target intermedio al 2030, termine entro il quale i costruttori dovranno ridurre del 55% le emissioni delle nuove auto immesse sul mercato e del 50% quelle dei nuovi veicoli commerciali.

il difforme auto elettrica 1

L’unico appiglio per una possibile revisione resta allora la roadmap per il monitoraggio di Bruxelles, che entro il 2025 presenterà una metodologia per valutare e comunicare i dati sulle emissioni di Co2 durante tutto il ciclo di vita delle auto e dei furgoni venduti sul mercato continentale e nel 2026 valuterà anche la possibilità di mantenere motori ibridi o che utilizzano gli ecocarburanti (e-fuels).

Una “follia” per FdI, FI, e Lega

Obiettivi comunque da completa “eurofollia” per la compagine di governo, che dai banchi di Strasburgo ha espresso compatta la sua opposizione con il voto contrario di tutti gli eurodeputati di Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega. Anche se, ha fatto notare sul fronte opposto il capodelegazione del Pd, Brando Benifei, “i rappresentanti del governo italiano al Coreper (al tavolo degli ambasciatori Ue, ndr) avevano dato il via libera al testo dell’accordo”.

La contrarietà della maggioranza di governo non è tuttavia bastata a cambiare il corso degli eventi: gli eurodeputati – pur divisi al loro interno e con l’asse tra Socialisti e Popolari ancora una volta sgretolato – hanno votato sì con 340 voti a favore, 279 contrari e 21 astensioni.
Confermando un provvedimento che all’Italia sorride soltanto per la deroga di un anno concessa ai produttori di auto di lusso della Motor Valley come Ferrari, Lamborghini e Maserati.

Per Tajani, “errore grave”

“Io sono un grande sostenitore dell’auto elettrica ma gli obiettivi ambiziosi vanno raggiunti sul serio, non solo sulla carta: ecco perchè” sullo stop a benzina e diesel nel 2035, approvato ieri dal Parlamento Europeo “l’Italia avanzerà una sua controproposta: limitare la riduzione al 90%, dando la possibilità alle industrie di adeguarsi”. Lo ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani al Tg1 definendo “un errore grave” la decisione dell’Europa di mettere fine alla costruzione di motori non elettrici a partire dal 2035. “La lotta al cambiamento climatico va fatta ma richiede obiettivi raggiungibili”.

il difforme antonio tajani
Antonio Tajani

Governo italiano corre ai ripari

Incassato l’infausto verdetto ora il governo deve correre ai ripari con una “exit strategy” già disegnata dal ministro per l’Ambiente Gilberto Pichetto. Le direttrici da seguire sono, nelle sue parole, due: “una maggiore gradualità nello stop alla commercializzazione dei veicoli” e “spingere al massimo nella produzione dei biocarburanti, che rappresentano una filiera pulita che consentirebbe di mantenere l’attuale impostazione del sistema produttivo dell’automotive”. Un modo anche per salvare quei posti di lavoro finiti al centro anche di un tavolo tra il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, con Stellantis. E che restano in cima alle priorità anche per tutto il comparto che, negli auspici dell’Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica (Anfia), resta aggrappato all’appiglio delle possibili revisioni intermedie Ue, a partire dal 2026.

Urso, “tempi imposti da Ue non coincidono con realtà”

“L’Italia è in ritardo” sulla transizione nel comparto auto e dobbiamo “accelerare sugli investimenti” ma i “tempi e modi che l’Europa ci impone non coincidono con la realtà europea e soprattutto italiana”. Lo afferma il ministro dell’Industria e del Made in Italy Adolfo Urso a ‘Radio anch’io. “Non possiamo affrontare la realtà con una visione ideologica e faziosa che sembra emergere dalle istituzioni europee”. Urso si è chiesto perché l’Europa non adotti “la neutralità tecnologica” e una tempistica che risponda più alla realtà e graduale, consentendo anche altre fonti come biocombustibili, biometano e idrogeno. “Questa visione ideologica – afferma – mi sembra la stessa di qualche anno fa quando si guardava alla Russia come unica fonte energetica per l’Europa” e rischiamo ora “di passare dalla dipendenza energetica dalla Russia alla dipendenza tecnologica dalla Cina sulla filiera dell’elettrico”.


Nel frattempo però Bruxelles ha già rilanciato, giocandosi il carico da novanta sui mezzi pesanti: anche i bus cittadini dovranno essere a zero emissioni dal 2030 e per i camion le emissioni di CO2 dovranno scendere in modo progressivo del 45% nel 2030, del 65% al 2030 e del 90% al 2040. Una rivoluzione appena agli inizi.

Limitazioni solo per immatricolazioni di auto nuove

Dunque, niente limitazioni o stop alla circolazione per i veicoli venduti negli anni scorsi, e stessa cosa vale anche per il mercato dell’usato. Nessun mistero sul fatto che questa decisione avrà un grosso impatto sul mercato automobilistico in Italia, a partire da Stellantis, il super gruppo nato dalla fusione tra Fiat Chrysler Automobiles (FCA) e il gruppo francese PSA. Secondo i dati di Fim-Cisl i dipendenti impiegati in Italia solo da questo gruppo sono circa 86.000, per la maggior parte impegnati nella produzione di auto a diesel o benzina.

Quante auto elettriche vengono immatricolate in Italia?

Il numero di veicoli elettrici immatricolati in Italia è molto basso. Ma soprattutto è in calo. Secondo i dati pubblicati dalla società di analisi Jato Dynamics, il 2022 è stato un ottimo anno per la produzione di veicoli elettrici in tutta Europa: le nuove immatricolazioni sono stati pari a 1,56 milioni, circa il 29% in più del 2021. Nello specifico questa cifra si riferisce alla categoria di veicoli elettrici Battery Electric Vehicle (BEV), quelli totalmente a trazione elettrica.

© Riproduzione riservata

Condividi questo Articolo