“L’indagine aperta dalla Procura di Milano per un presunto danno erariale nella vendita dell’area di San Siro e dello Stadio Meazza è un atto dovuto“, così il sindaco Beppe Sala commenta aspramente la vicenda che da giorni lo vede protagonista. Il primo cittadino ha sottolineato che il fascicolo aperto sulla questione è un modello 45, ovvero riguardante un atto che non costituisce reato.
“Si tratta già di un passo avanti“, ha sottolineato, aggiungendo che il tema centrale delle indagini riguarda il prezzo di vendita, che però sarebbe stato individuato lo scorso anno dall’Agenzia delle Entrate e poi reso pubblico a novembre 2024. Un po’ indispettito dalla questione, il sindaco ha quindi chiesto se vi fosse un ente migliore a cui chiedere questa valutazione se non un organismo dello stato.
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Le critiche di Sala alle indagini su San Siro e lo stadio Meazza
“Dovevamo chiedere alla Nasa“, ha replicato sarcastico, per poi aggiungere che il Comune di Milano non ha alcuna intenzione di spendere denaro pubblico per le spese di demolizione e restaurazione di San Siro. “Non c’è alcuna possibilità, sono illazioni“, ha specificato, spiegando che sul tema delle bonifiche precedenti alla vendita vi sono ancora riflessioni e valutazioni da fare. “Credo che chiederemo un incontro a Corte dei Conti e Procura e credo che sarebbe utile avere anche l’Agenzia delle Entrate“, ha concluso, non volendo entrare nello specifico della questione.
Il sindaco del capoluogo lombardo, però, ha voluto mettere in evidenza un dettaglio, lanciando una velata critica al Consiglio comunale milanese. “Su San Siro mi pare che il tema sia un altro – ha chiarito – c’è un partito virtuale dei signori del no, che non si candidano, perché se si candidassero prenderebbero l’1%, che però vuole condizionare l’amministrazione del sindaco“. Sala ha sostenuto però di non avere intenzione di cedere alle loro richieste e di voler proseguire il suo mandato fino alle prossime Comunali.
Stadio San Siro, Salvini: “Sala deve chiarire con la Procura”
Sul caso è poi intervenuto il leader della Lega, Matteo Salvini, che ha sottolineato come le uniche vittime della questione siano i cittadini. “Spero che Sala chiarisca con il procuratore di Milano, perché ci vanno di mezzo i milanesi“, ha chiarito, aggiungendo di non poter commentare accuratamente la vicenda perché non è al corrente delle indagini.
Il vicepremier ha comunque evidenziato l’importanza di questa operazione portata avanti dal Comune, in quanto servirà ad avere maggiore sicurezza nel quartiere e a riqualificarlo. Se le indagini dovessero proseguire, però, l’amministrazione meneghina potrebbe essere costretta a dare un nuovo inizio alle operazioni di vendita. “Si perderebbero 5 anni per le divisioni della sinistra al Consiglio comunale“, ha infatti tuonato il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture.
Indagini sulla vendita di San Siro: cosa sta succedendo
La Procura di Milano ha quindi aperto un’inchiesta senza ipotesi di reato o indagati sul prezzo di vendita dello Stadio Meazza e delle aree circostanti. Il prezzo fissato dall’Agenzia delle Entrate è di 197 milioni di euro, di cui 73 solamente per lo stadio. L’indagine della Procura quindi si concentrerà sulla possibilità che la vendita possa provocare danni alle casse del Comune di Milano.
La giunta meneghina proprio la scorsa settimana aveva approvato la delibera d’indirizzo che regolamenta i passi che saranno compiuti da qui in avanti per la vendita. In questa si prevede anche il bando necessario a comprendere se vi siano altri enti interessati all’acquisto oltre alle società di Inter e Milan.
Tra le condizioni offerte da queste ultime, però, vi sarebbe la possibilità di ottenere uno sconto di 80 milioni di euro sulle opere di bonifica e sulla demolizione dell’impianto. Proprio questo dettaglio avrebbe fatto storcere il naso ai consiglieri di maggioranza, contrari alla possibilità che il Comune si occupi di queste spese.
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