Sondaggio Quorum/YouTrend: 54% degli italiani favorevoli alla riforma del premierato anche se non sanno come funziona

Sondaggio realizzato per Ski Tg24, mette in luce le predisposizioni degli italiani: sì alla riforma ma allo stesso tempo confusione sulle sue direzioni

Redazione
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Il Governo italiano ha approvato circa dieci giorni fa la riforma della Costituzione che prevede il cambiamento di 4 articoli, tra cui quello che riguarda l’elezione del Presidente del Consiglio. Non ci sarà nessun cambiamento sul fronte delle prerogative del Capo dello Stato, se non per quanto riguarda, appunto, l’elezione del premier. Da qui il nome di riforma del premierato, su cui ha indagato Quorum/YouTrend, realizzando un sondaggio per Sky Tg24.

Il sondaggio: 60% degli italiani a favore della riforma del premierato

Il dato più importante che è emerso dal sondaggio, che intende indagare le conoscenze e le preferenze degli elettori, riguarda proprio la nomina del premier. Nel caso in cui si dovesse tornare alle urne per un referendum, il 54% degli italiani sarebbe a favore della riforma. Allo stesso tempo il 47% degli intervistati ritengono che se la riforma non dovesse andare in porto, allora il Premier Meloni dovrebbe dimettersi.

meloni
Secondo il sondaggio il premier dovrebbe dimettersi nel caso la riforma fallisca

Il Presidente del Consiglio deve essere eletto direttamente dal popolo, questo è quello che pensano gli italiani che sono stati interpellati nel sondaggio, e il 53% di essi ritiene che la riforma del premierato sia abbastanza o molto urgente. In particolare, lo pensano l’81% degli elettori di Fratelli D’Italia e l’84% di quelli del centrodestra (Lega, Fi, Noi Moderati) contro il 37% del Pd, il 41% del M5S.

Il sondaggio: gli italiani sanno chi sceglie il Presidente del Consiglio?

Un dato allarmante riguarda le conoscenze degli italiani sul meccanismo costituzionale di elezione del Presidente del Consiglio. Nel sondaggio sono state proposte agli intervistati quattro possibilità riguardanti l’elezione del premier. Solo una di esse era il meccanismo corretto, due erano errate e una riguardava un plausibile “non lo so“.

Bene, è emerso che solo il 61% degli intervistati sapeva effettivamente come funzioni la procedura elettorale, avendo risposto “È nominato dal Presidente della Repubblica in base alla maggioranza in Parlamento”.

La restante percentuale si divide tra un 24% che sceglie le due risposte errate (il 13% ha votato “È scelto per acclamazione del Parlamento nella prima seduta della legislatura” e l’11% “È eletto dai cittadini alle elezioni politiche“) . Si conclude poi con l’ultimo 15% che ammette di non sapere.

Un’ignoranza che, però, potrebbe compromettere le decisioni in un possibile referendum e che dimostra quando i cittadini italiani siano poco informati sui meccanismi di elezione politica e in particolare sulla propria Costituzione.

Il sondaggio: le direzioni della riforma spaccano l’elettorato

Nel momento in cui, invece, si parla delle direzioni di questa possibile riforma i dati non sono più così chiari: il 25% degli intervistati è a favore di un governo con più poteri, il 21% li centralizzerebbe nel Parlamento mentre il 32% ritiene funzionale la distribuzione dei poteri attuale. I restanti hanno votato per un neutro “Non so”.

Per quanto riguarda le opposizioni, la metà degli elettori di Pd e M5S sarebbero contrari alla riforma costituzionale, ritenendola superflua. Quasi il 30% degli elettori del M5S sarebbe favorevole ad un Parlamento con più potere e ad un governo più “debole“, al contrario degli elettori di Fratelli d’Italia.

Cosa cambia dal referendum del 2016?

Il sondaggio di Quorum/YouTrend ha cercato di fare luce anche sui cambiamenti di pensiero degli italiani dal referendum del 2016, riguardante la riforma costituzionale voluta dal governo Renzi, fino alla riforma del premierato odierna.

Agli italiani presi in considerazione per il sondaggio è stato anche chiesto di ripensare alla decisione presa nel 2016: il 41% di coloro che votarono ““, oggi darebbe più poteri al governo, il 42% di coloro che votarono “No” non cambierebbe nulla della Costituzione, così come il 30% di coloro che non ricordano cosa votarono sette anni fa.

Un sondaggio che cerca di fare un po’ di chiarezza su quello che potrebbe essere il futuro della Costituzione italiana, ma nulla sarà certo finché non si deciderà se tornare alle urne oppure no.

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