“Il governo è immobile, noi rilanciamo sulle riforme”. Matteo Renzi vuole il Sindaco d’Italia, e tira fuori dal cappello la consunta idea dell’elezione diretta del capo del governo. Nelle ultime giornate agostane, il dibattito si è fatto rovente.
Dall’ala del Pd, il senatore Dario Parrini, vicepresidente della commissione Affari costituzionali, incalza Renzi: “L’Italia ha bisogno di altro“, afferma. “Matteo Renzi torna a sostenere questa idea richiamandosi alla legge sui sindaci del 1993, senza dubbio risultata ottima per i Comuni. È tuttavia assai fuorviante proporne la traslazione a livello nazionale”. A suo parere, “l’elezione diretta del Presidente del Consiglio è pericolosa perché azzopperebbe sia il Parlamento che il Presidente della Repubblica, alterando in maniera pesante l’equilibrio tra i massimi organi dello Stato”.
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Sindaco d’Italia, la vecchia idea di Renzi
Matteo Renzi rispolvera un’idea che sa già di vecchio: la proposta di un Sindaco d’Italia non è nuova e il leader di Italia Viva l’aveva infatti avanzata già in passato, definendolo “l’unico modo per uscire dalla melma del litigio quotidiano”.
Forse, oggi, il senatore fiorentino vuole approfittare del fatto che, così come è stata annunciata, senza ulteriori dettagli, la riforma sembra piacere molto alla popolazione. Secondo il sondaggio Swg dello scorso maggio, emerge un consenso del 61% (82% tra gli elettori dei partiti di maggioranza e comunque la maggioranza assoluta – 53% – tra quelli delle forze di opposizione.
Sindaco d’Italia, cos’è
Si tratta, in estrema sintesi, di assorbire la legge elettorale con la quale si esprimono i sindaci e applicarla per l’individuazione del Presidente del Consiglio dei Ministri. Una riforma in senso maggioritario che blinderebbe l’eletto premier per 5 anni a meno che non venga sfiduciato in aula a maggioranza qualificata (2/5 dei componenti dell’assise).
Renzi: “Far diventare il cittadino-arbitro”
Il disegno di legge “costituzionale che ho presentato in Senato insieme agli amici di Italia Viva e ricalca fedelmente l’impegno elettorale che abbiamo preso con gli elettori e dal quale noi non ci tiriamo indietro”, spiega Renzi. “Far diventare il cittadino arbitro – aggiunge – come diceva la migliore cultura costituzionale italiana, è uno sforzo difficile da realizzare ma doverso per contrastare l’antipolitica e la confusione”.
Parrini: “Il cittadino-arbitro è un’altra cosa”
Sempre da Parrini giunge la strigliata: “Mi pare improprio evocare la teoria del “cittadino-arbitro”. “Ruffilli, che ne fu l’autore – argomenta – concepì proposte che puntavano a far emergere dal voto dei cittadini per i parlamentari l’indicazione di una maggioranza di governo. In quel senso parlava di cittadino-arbitro. Ma quelle proposte niente avevano a che vedere con cambiamenti costituzionali per eleggere direttamente una persona con poteri esecutivi. Per Ruffilli e altri della sua scuola di pensiero l’uscita dalla forma di governo parlamentare era semplicemente inimmaginabile. Col sistema del Sindaco d’Italia l’uscita dalla forma di governo parlamentare sarebbe invece netta”.
L’alternativa al Sindaco d’Italia
“L’Italia ha bisogno di altro”, taglia corto il senatore dem. “Di razionalizzare la forma di governo parlamentare sul modello tedesco o spagnolo, di ridurre il ricorso ai decreti legge a difesa della centralità del Parlamento, di modificare il bicameralismo passando da un bicameralismo paritario senza uguali in Europa a un bicameralismo differenziato di stampo europeo, dove solo la Camera ha poteri di fiducia e sfiducia al Governo e dove il Senato svolga compiutamente la funzione di Senato delle Regioni e delle Autonomie Locali”.
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