Dopo una serie di tira e molla tra Vittorio Sgarbi e la sua carica di Sottosegretario alla Cultura, il critico d’arte ha finalmente deciso di abbandonare la sua posizione accogliendo così le richieste del Premier Giorgia Meloni. La vicenda era iniziata con due lettere anonime inviate all’Antitrust in cui si accusava Sgarbi di svolgere una professione non compatibile con la carica che ricopriva, violando così i principi sanciti dalla Legge Frattini sul conflitto d’interesse.
Nonostante l’indignazione a seguito dell’evento, Sgarbi aveva affermato di volersi dimettere durante l’evento La Ripartenza di Nicola Porro, trovando immediatamente l’appoggio del Presidente del Consiglio. Rimane però ancora da vedere se Sgarbi manterrà la promessa di ricorrere al Tar, come annunciato in precedenza.
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Le accuse dell’Antitrust
Sgarbi ha confermato le sue dimissioni dopo la delibera dell’Antitrust, sostenendo tuttavia di ritenere ingiusto il provvedimento. Nonostante ciò, la sua decisione di lasciare l’incarico è stata accolta con favore dal Premier Meloni, che ha prontamente concluso la questione.
In un primo momento sembrava che Sgarbi fosse intenzionato a tenere in sospeso la sua decisione in attesa dello svolgimento del voto sulla mozione di sfiducia, programmato per il 15 febbraio, forse sperando di essere spalleggiato dal governo o quantomeno dal suo partito. Invece, a seguito della delibera dell’Antitrust, la maggioranza ha deciso di evitare di supportarlo pubblicamente onde evitare nuove polemiche. Sgarbi, rimasto solo, ha deciso per le dimissioni, commentate da Giorgia Meloni come una “Scelta corretta”.
L’ex Sottosegretario ha annunciato ufficialmente le sue dimissioni e ha espresso gratitudine nei confronti della presidente del Consiglio per l’attenzione dimostratagli. Ha inoltre ribadito la sua opposizione alla delibera dell’Antitrust e ha sottolineato la sua preferenza nel rimanere fedele a sé stesso piuttosto che rimanere in carica come Sottosegretario.
Ma i guai di Sgarbi non sono ancora finiti
La vicenda Sgarbi non può però dirsi ancora del tutto conclusa. Secondo quanto riportato da Report e Il Fatto Quotidiano, nonostante le dimissioni, il critico risulta ancora indagato per i reati legati al riciclaggio e l’esportazione illecita di opere d’arte, in relazione agli ormai famosi dipinti attribuiti a Rutilio Manetti e Valentin de Boulogne.
Accuse pesanti, che Sgarbi afferma essere del tutto false: “Non ho ricevuto nessun avviso d’indagine, né saprei come essere indagato di un furto che non ho commesso e per un reato compiuto undici anni fa, in circostanze non chiarite dagli inquirenti di allora. Da questa notizia risulta una palese violazione del segreto istruttorio, l’unico reato di cui ci sia evidenza. È l’ennesima diffamazione. Ancora una volta Il Fatto mente“.
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