Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha partecipato al vertice di maggioranza in cui si è discussa e analizzata la road map sulla riforma della separazione delle carriere, tema delicatissimo che ha comportato anche un importante scontro tra esecutivo e magistrati, rappresentati dall’Anm, guidata da Cesare Parodi. In riferimento al problema, la settimana scorsa i vertici dell’Associazione hanno incontrato il premier Meloni e l’esecutivo, ma senza evoluzioni di alcun tipo ma solo riuscendo ad esprimere le proprie posizioni.
Proprio su tale questione, il ministro della Giustizia ha sostenuto che il dialogo con l’Associazione non è ripreso la scorsa settimana perché in realtà “non si è mai interrotto“. Nordio ha infatti spiegato che “la tregua presupporre una guerra“, che invece non vi sarebbe mai stata. “Lo sciopero non è una guerra, è una manifestazione che si può condividere o no“, ha chiarito il ministro a margine della presentazione del premio Francesco De Sanctis.
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Trattando specificamente dello sciopero, poi, il Guardasigilli ha sostenuto di non aver mai scioperato, evidenziando come il magistrato “abbia due volti“, ovvero quello di impiegato dello Stato e quello della giurisdizione. “Sotto il primo profilo è legittimo che scioperi, perché sei un impiegato come un altro, il secondo fattore invece secondo me è incompatibile con lo sciopero, perché è come se scioperasse il Parlamento o il governo“, ha dichiarato il ministro, chiarendo che questa sia una sua semplice opinione.
Invece, per quanto riguarda il voto sulla mozione di sfiducia, Nordio ha affermato che non si svolgerà domani alla Camera. “Domani mi sono accertato, non c’è nulla, non si vota la mozione. Mi sono accertato poco fa“, ha spiegato il Guardasigilli, aggiungendo di non sapere quando si potrà svolgere il voto. Il riferimento è alla mozione di sfiducia presentata dalle opposizioni nei suoi confronti in relazione al caso Almasri, ovvero la liberazione del comandante libico su cui vigeva un mandato di arresto della Corte penale internazionale.
Separazione carriere, la road map per la riforma
Secondo quanto deciso ieri nel corso del vertice, sembrerebbe che il governo Meloni abbia le idee piuttosto chiare sulle modalità con cui si dovrà procedere. Sembrerebbe che a metà aprile vi sarà il voto in Aula al Senato, poi seguiranno gli altri passaggi necessari ad arrivare al referendum previsto per la primavera del 2026. Inoltre, si è deciso di procedere anche sulle norme sulla prescrizione, quelle sulle intercettazioni, sul sequestro degli smartphone e sulla geografia giudiziaria.
L’obiettivo è quello di riattivare i piccoli tribunali che sono stati chiusi nel corso del governo presieduto da Mario Monti. Si tratta di 220 sezioni distaccate dei tribunali, di 667 uffici del Giudice e di 31 tribunali in tutta Italia, che dovranno essere riattivati per ripristinare la giustizia di prossimità e molti distretti delle corti d’appello.
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