La riforma costituzionale sulla separazione delle carriere dei magistrati ha ottenuto il suo primo via libera dalla Camera lo scorso 16 gennaio, guadagnando il suo primo vero passo in avanti da quando è stata proposta. La strada è ancora lunga e mancano altre votazioni, un’altra della Camera e due del Senato, eppure l’Associazione nazionale magistrati ha già iniziato a manifestare un certo scontento. Se il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, spera che il via libero effettivo al provvedimento arrivi già prima dell’estate, il sindacato dei magistrati inizia ad alzare barricate per difendere la professionalità dei suoi colleghi.
“Non c’è mai stata negli ultimi 50 anni, forse, una riforma che stravolge radicalmente la fisionomia della nostra Costituzione“, è il grido di allarme di Salvatore Casciaro, segretario generale dell’Anm, che ha voluto sottolineare come i cambiamenti proposti nella riforma rischino di “alterare” i rapporti tra i poteri dello Stato e allo stesso tempo minaccino un possibile condizionamento del potere. Accuse gravissime che sono state però riprese anche da Giuseppe Santalucia, presidente dell’Associazione, che a SkyTg24 ha ribadito che questo specifico provvedimento ha il solo scopo di “umiliare i magistrati“.
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L’Anm contro il sorteggio dei componenti del Csm
Per questo, l’Anm ha deciso di mettere in atto una movimentazione per dimostrare al governo la propria contrarietà alla riforma ma soprattutto per attirare l’attenzione dei cittadini italiani e informarli correttamente di quanto contenuto nel testo della riforma. “Stare in silenzio di fronte a una riforma simile delegittima le toghe“, ha spiegato Santalucia, chiarendo che l’obiettivo dei magistrati è dunque quello di evitare di venire “privati del diritto di elettorato attivo e passivo“.
Il riferimento è al sorteggio del Csm, previsto dalla nuova riforma, che quindi vieterebbe ai magistrati di eleggere i propri rappresentanti. Questi infatti saranno sorteggiati per un terzo da un elenco di professori ordinari di materie giuridiche e avvocati con più di 15 anni di esercizio e i restanti due terzi saranno sorteggiati tra i magistrati giudicanti e tra i magistrati requirenti.
“È come dire: non siete in grado di eleggere i vostri rappresentanti“, ha spiegato il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, sottolineando dunque come la magistratura ne esca umiliata, in quanto unico organo privato di questo diritto. Inoltre, Santalucia ha nuovamente posto l’attenzione sui pericoli riguardanti la figura del pubblico ministero. Secondo quanto finora proposto, infatti, il pm sarebbe “necessariamente più vicino all’esecutivo” e questo, secondo l’Anm, sarebbe l’inizio di un rapporto non più caratterizzato da indipendenza.
“In molti Paesi questo è l’inizio per andare sulla strada di un’azione penale influenzata dal potere politico“, ha infatti specificato il presidente dell’Associazione, chiarendo che questa possibilità non farebbe altro che “mettere in discussione il principio di uguaglianza“.
Santalucia: “Il referendum non si trasformi in voto sulla giustizia“
Il presidente dell’Anm ha poi voluto evidenziare come anche il referendum confermativo, che potrebbe rendersi necessario nel caso in cui non si raggiunga la maggioranza dei due terzi nelle ultime due votazioni, possa rivelarsi una sorta di arma a doppio taglio. “Abbiamo ritenuto necessario richiamare l’attenzione dei cittadini sulla riforma e sul fatto che il referendum non venga vissuto come un sondaggio sul gradimento della giustizia e del suo servizio“, ha infatti specificato il presidente.
Santalucia ha poi sottolineato come l’azione del sindacato non debba essere letta come una “mancanza di rispetto“, ma solo come la volontà di portare l’attenzione su un punto fondamentale che potrebbe cambiare la vita democratica del Paese. Inoltre, sembra sempre più fondamentale continuare a chiarire che le cause del funzionamento poco efficiente della macchina della giustizia non sia imputabile al lavoro dei magistrati, che “fanno tutto il possibile“, ma alla mancanza di sostegno nei loro confronti, costretti quindi a fare tutto da soli.
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