A volte un po’ di sano egoismo giova a chiunque. Potrebbe essere questa la lezione che Elly Schlein deve ancora imparare. Il banco di prova della Liguria avrebbe potuto trasformarsi nel punto di svolta del Pd, primo partito per voti nella Regione, eppure sembrerebbe che i piani “testardamente unitari” dell’ex astro nascente democratico siano rimasti invariati. “Noi abbiamo fatto bene a continuare a costruire alleanze perché il nostro avversario è la destra“, ha infatti dichiarato la segretaria, ospite a Che tempo che fa. Schlein sembrerebbe ancora convinta che l’ormai ex Campo Largo possa effettivamente funzionare.
Il 4,6% del M5S in Liguria, però, preoccupa o no Elly Schlein? Interrogata sulla questione, la leader ha risposto sardonica: “Se non ti vuoi alleare con il Pd con chi ti allei?“. A questo punto la domanda che la segretaria dovrebbe porsi è un’altra: “Con chi dovrebbe allearsi il Partito democratico?“. In questo caso, infatti, potrebbe essere utile riflettere su una considerazione di Giuseppe Conte, che ha sottolineato che le alleanze tra partiti non sono solamente una questione di numeri. I progetti “testardamente unitari” potrebbero rivelarsi per la leader del Pd un’arma a doppio taglio, impedendole di raggiungere il suo obiettivo finale, ovvero il ritorno del Partito democratico al governo.
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Il progetto di una coalizione di centrosinistra sembra mancare di un vero e proprio fulcro. I partiti non riescono a trovare una quadra e nello stesso Pd le diverse correnti di pensiero indeboliscono la leadership di Schlein, che si trova alla guida di una costellazione a cui sembrerebbe mancare il suo Sole. In Liguria il veto del M5S a Italia Viva potrebbe aver condannato il centrosinistra alla sconfitta, eppure, al momento, nessuna delle pedine in gioco sembra pronta a cambiare strategia. Mentre i mesi passano, le elezioni Regionali si susseguono e le Politiche del 2026 si avvicinano, le opposizioni continuano la loro guerra intestina, dimenticando che “il vero nemico è la destra“.
Il banco di prova di Elly Schlein
Il binomio Elly Schlein-Giuseppe Conte sembra giunto alla sua conclusione, ma gli unici a non volerlo ammettere sarebbero i due leader. La dimostrazione, in questo caso, è individuabile nei numeri che accompagnano ogni sondaggio ed ogni elezione sul territorio italiano. Le Europee dell’8 e 9 giugno hanno dimostrato che il 24,1% ottenuto dai democratici è composto per il 31% da consensi che provengono dalle altre aree politiche, di cui il 5% votava Azione-IV, il 9% i Cinque Stelle, il 6% votava altre liste e l’11% si era astenuto.
Un 24,1% che però rappresenta un successo per la stessa Schlein, che dal 19% delle Politiche 2022, in cui non era capo del partito, ha portato i dem ad un aumento di ben 4 punti percentuali. Un incremento che sembrerebbe non essersi ancora concluso, come appunto ha dimostrato il 28,5% ottenuto dai democratici in Liguria. Queste ultime elezioni, a cui faranno seguito le prove in Emilia Romagna e in Umbria, hanno reso ancora più palese l’incredibile distacco esistente tra il Pd e il M5S, che si è attestato come terza forza della coalizione di centrosinistra.
I pentastellati, in questo specifico caso, potrebbero aver risentito dell’influenza della guerra interna tra il Garante del Movimento, Beppe Grillo, e il leader del partito, Giuseppe Conte, sul piede di guerra da mesi per quanto riguarda lo spinoso tema dell’assemblea costituente. Non a caso, il risultato scadente è stato registrato nella città Natale del Garante, il quale alla Vigilia del voto ha deciso di pubblicare un videomessaggio di critica nei confronti di un M5S ormai “evaporato“.
Così, i pentastellati starebbero trascinando giù la coalizione, continuando però a giustificare i risultati con la necessità della rifondazione del partito. Elly Schlein, intanto, continua a lavorare per costruire un’agenda di governo che accontenti tutti, non inserendosi in questioni esterne che potrebbero costringerla a prendere una posizione. Quindi, in Liguria, Italia Viva è stata esclusa dalla coalizione, lasciando il dubbio che proprio le percentuali mancanti, presumibilmente rappresentate dai consensi di Matteo Renzi, siano state quelle decisive per la sconfitta. La stessa situazione, quindi, potrebbe riproporsi in Emilia Romagna e in Umbria, se Schlein non riuscisse a prendere una decisione.
Nell’obiettivo a lungo termine di una vittoria alle prossime Politiche, a cui il centrosinistra dovrebbe arrivare con un’agenda politica efficiente e funzionale, il Pd rischia di bruciare occasioni sui territori, mentre continua a rincorrere alleati che potrebbero rivelarsi veri e propri miraggi. Schlein, però, non sembra pronta a prendere realmente le redini di una coalizione in cui le teste pensanti potrebbero essere troppe, esercitando un potere che al momento solo Giorgia Meloni sembra riuscire a controllare. Così, mentre i suoi alleati inseguono i loro interessi, l’ex astro nascente del Pd rischia di trasformarsi in un pianeta desolato, incapace di esercitare quella forza necessaria ad attrarre su di sé i consensi mancanti per la vittoria.
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