Scandalo dati antimafia: la verità di De Raho fornita ai magistrati di Perugia

Redazione
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Federico Cafiero De Raho, ex Procuratore Nazionale Antimafia e oggi deputato del Movimento 5 Stelle, ha deposto ieri davanti ai magistrati di Perugia nell’ambito dell’inchiesta sugli accessi abusivi alle banche dati della Procura Nazionale Antimafia. L’indagine coinvolge il tenente della Guardia di Finanza Pasquale Striano e l’ex sostituto procuratore Antonio Laudati, accusati di comportamenti illeciti nell’utilizzo delle informazioni riservate.

De Raho, ascoltato su sua stessa richiesta in qualità di persona informata sui fatti, non ha esitato a chiarire la propria posizione: “Io quell’atto non l’ho mai visto”, ha affermato, riferendosi alla presunta segnalazione fatta nel 2020 dall’allora aggiunto Giovanni Russo su anomalie nel comportamento di Striano.

L’ex procuratore ha denunciato pubblicamente la diffusione di notizie false legate alla vicenda, “anche o soprattutto sul mio conto”. Ha inoltre annunciato l’intenzione di depositare una memoria dettagliata presso la Commissione Antimafia, contenente tutto il materiale raccolto: un passo che potrebbe fare luce sui molti punti oscuri della vicenda.

L’udienza ha visto anche il deposito del verbale di sommarie informazioni rese da Giovanni Russo all’ufficio diretto da Raffaele Cantone. Un dettaglio cruciale emerge: la segnalazione di Russo non risulta protocollata né firmata, elemento che De Raho ha definito inaccettabile. “Non esiste in una Procura nazionale un atto consegnato a mano, non firmato e non protocollato”, ha sottolineato, mettendo in discussione la stessa esistenza di tale documento.

De Raho ha voluto inoltre evidenziare l’organizzazione interna della Procura: “Tutti gli atti erano protocollati e firmati”, ha ribadito, precisando che il sistema prevedeva controlli rigorosi e procedure standardizzate. I gruppi di ricerca, inclusi quelli che trattavano segnalazioni di operazioni sospette (Sos), operavano secondo regole precise, sotto la direzione di Russo stesso.

Nel chiarire ulteriormente la propria posizione, De Raho ha escluso di aver mai avuto segnali di allarme sui presunti reati di Striano o Laudati. “Non potevo in alcun modo venire a conoscenza di reati eventualmente commessi”, ha dichiarato, sottolineando che Laudati operava sotto la supervisione di Russo.

L’intervento di De Raho a Perugia segna un punto importante in un’indagine che potrebbe avere ripercussioni profonde sugli equilibri interni della lotta alla criminalità organizzata. La memoria che sarà depositata in Commissione Antimafia potrebbe rappresentare una chiave di volta per svelare le ombre che ancora avvolgono questa complessa vicenda.

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