Santalucia difende la magistratura: “Irresponsabile definire il sistema giudiziario un cancro”

"Cancro lo si può dire per la mafia, per una criminalità infiltrante, non per chi la combatte ogni giorno" ha tuonato il magistrato, difendendo il settore anche dai pericoli della riforma della Giustizia a firma Carlo Nordio

Redazione
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Il presidente dell’Associazione Nazionale magistrati Giuseppe Santalucia ha deciso di esporsi nuovamente a difesa del sistema della Giustizia contro le accuse che giungono ormai dal settore politico e giornalistico. Nello specifico, il presidente si è espresso contro la scelta del termine “cancro” per definire la magistratura, utilizzata dal direttore di Libero Pietro Senaldi. “Questo è spia di qualcosa di profondo e grave, di un malessere molto più radicato. C’è un uso irresponsabile del linguaggio senza una valutazione del significato, come se della magistratura si potesse dire qualsiasi cosa” ha dichiarato Santalucia nel corso del direttivo centrale dell’Anm.

Secondo il presidente, inoltre, a destare preoccupazione non sarebbe la decisione di utilizzare proprio questa parola da parte di un giornalista, ma il significato che questa scelta porta con sé. “Si tratta del sintomo di un malessere della democrazia più radicato” ha sostenuto Santalucia, sottolineando come questa situazione non rientri nell’ambito della critica, ma del vero e proprio vilipendio. “Cancro lo si può dire per la mafia, per una criminalità infiltrante, non per chi la combatte ogni giorno” ha tuonato il magistrato.

Il presidente dell’Anm ha poi deciso di chiarire alcune questioni che sembrerebbero provocare ancora un certo grado di confusione. Innanzitutto quella riguardante la legge Nordio, ovvero la riforma della Giustizia, che secondo Santalucia “non porterà a nulla di buono” e poi la questione carceri, su cui la magistratura ha intenzione di prendere le distanze.

Santalucia: “Legge Nordio? Modo poco responsabile di legiferare

Il presidente dell’Associazione nazionale magistrati ha sottolineato che all’interno della legge firmata dal Guardasigilli Carlo Nordio è presente una “indifferenza per l’organizzazione degli uffici“, ovvero un poco interesse sul reale funzionamento della magistratura. “È stato abolito il filtro utilissimo in appello e vedremo quali ricadute questo avrà sulle performance delle Corti d’appello e della Cassazione. Ed è stato introdotto l’organismo collegiale per le misure cautelari” ha dichiarato Santalucia, criticando le scelte del ministero.

Non è possibile normare senza rendersi conto della sostenibilità organizzativa” ha spiegato il magistrato, chiarendo che sia impossibile pensare che200 magistrati nel 2026 saranno reclutati e saranno pronti a fronteggiare l’emergenza, il tutto mantenendo uffici di piccole e medie dimensioni. Secondo Santalucia, quindi, si tratta di un “modo poco responsabile di legiferare” e spetterà alla prassi stessa dimostrare quanto questa metodologia sia sbagliata.

Nel 2026 non si potrà dire ‘è colpa dei magistrati’. Ciascuno si assuma le sue colpe, lo diciamo per tempo” ha tuonato Santalucia, sostenendo che proprio questa riforma sarà in realtà causa di arretrati e ritardi, a cui invece la magistratura stessa stava tentando di mettere mano.

Santalucia: “Non siamo contrari a una revisione delle misure cautelari

Giuseppe Santalucia ha infine voluto chiarire la posizione della magistratura in riferimento all’emergenza carceri, sottolineando l’estraneità del settore nella vicenda. Secondo il presidente, infatti, non sarebbe corretto ritenere il sovraffollamento una conseguenza diretta delle carcerazioni cautelari, “soprattutto quelle fatte oggetto dell’ordine del giorno Costa, ossia sostanzialmente dei colletti bianchi perché al netto di mafia, terrorismo, reati di armi e di violenza resta ben poco“.

L’Anm non sarebbe contraria ad una revisione di queste misure, come sottolineato da Santalucia, che ha anche evidenziato come negli anni scorsi le carcerazioni siano aumentate a causa di una legislazione securitaria. “Se poi guardiamo alla popolazione carceraria e ai reati per cui sono dentro, vediamo che la stragrande maggioranza non sono colletti bianchi – ha spiegato il magistrato – c’è stato un innalzamento vorticoso della popolazione carceraria straniera e tossicodipendente“. Secondo il presidente dell’Anm, quindi, il problema sarebbe il sintomo di questa situazione, perché “il carcere è ormai l’unico sbocco della marginalità sociale in assenza di altri strumenti“.

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