Il ministro della Salute Orazio Schillaci, a margine della presentazione del Programma nazionale esiti, illustrato dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, ha voluto ricordare nuovamente come una delle priorità della manovra finanziaria del 2025 sarà proprio il personale sanitario. “Il Fondo sanitario nazionale anche in questa manovra aumenta e nel 2026 toccherà la cifra record di 140 miliardi” ha sostenuto il ministro, chiarendo che parte di queste risorse dovranno essere “utilizzate in maniera efficiente, anzi vanno in primo luogo spese nell’interesse dei cittadini“.
Il ministro poi ha voluto rispondere alle critiche ricevute dal comparto medico e infermieristico, che per il prossimo 20 novembre hanno indetto uno sciopero di 24 ore contro la Legge di bilancio, sostenendo di star facendo tutto il possibile per rendere migliori le loro condizioni lavorative. “Io non ho mai litigato con i medici, sono uno di loro” ha dichiarato Schillaci, chiarendo che la sua intenzione sarebbe quella di accontentarli, nonostante le difficoltà presenti sul cammino. “Stiamo studiando con il ministro Giorgetti il modo per incrementare o meglio per definire la defiscalizzazione dell’indennità di specificità dei medici” ha quindi sottolineato il ministro, tentando di porre fine alle proteste presenti nel comparto.
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Il ministro della Salute ha poi voluto ricordare come la sua amministrazione sia costretta anche a confrontarsi con i tagli e con la mala gestione degli anni passati. “Si tratta di criticità che richiedevano azioni mirate e tempestive, anche attraverso e soprattutto con un’attività di monitoraggio, che avrebbero permesso magari di recuperare fondi da destinare ai medici e infermieri, al personale sanitario o a ridurre i tempi di attesa“, ha infatti evidenziato il ministro, aggiungendo che le misure avviate dal suo ministero daranno presto i cambiamenti tanto attesi dai lavoratori del sistema sanitario.
Schillaci: “Non possiamo ignorare disomogeneità tra Nord e Sud“
Orazio Schillaci si è poi trovato nella complessa situazione di dover ammettere le difficoltà che ancora oggi il Sistema sanitario nazionale si trova a dover affrontare. Nonostante sia possibile riconoscere un certo miglioramento nella qualità delle cure, questo sembra essere in ogni caso sormontato dalla consapevolezza che l’Ssn non funziona allo stesso modo in tutta la penisola. “Non si può negare la persistente disomogeneità tra Nord e Sud, che è un fattore particolarmente critico” ha infatti dichiarato il ministro, ricordando come ancora oggi nel Mezzogiorno si faccia un ricorso molto alto a parti cesarei rispetto alle Regioni del Nord.
“Dobbiamo continuare a lavorare su questi gap perché queste fratture territoriali persistenti sono contrarie al concetto di equità” ha riconosciuto Schillaci, sottolineando l’importanza che ad oggi i dati sanitari svolgono nella ricerca media. Attraverso l’analisi dei dati è infatti possibile comprendere in che modo le strutture sanitarie si localizzano sul territorio e soprattutto quali sono gli ambiti maggiormente sviluppati e dove.
In questo senso, il ministro ha chiarito la necessità sempre più impellente di creare negli italiani la buona abitudine della prevenzione. Uno stile di vita sano, accompagnato dalla conoscenza di quei fattori che sono tipici dell’insorgenza di malattie, potrebbe far prendere respiro al Sistema sanitario nazionale. “Nella riorganizzazione del ministero abbiamo voluto istituire un Dipartimento One Health: a influenzare le prospettive di vita non sono soltanto i fattori genetici ma anche fattori esterni come quelli ambientali” ha spiegato Schillaci, sottolineando che il Ministero continua a muoversi nella prospettiva di un miglioramento del settore.
I migliori ospedali d’Italia
Intanto, oggi sono stati pubblicati i dati riguardanti il funzionamento delle strutture ospedaliere italiane. Sul podio sono presenti l’Humanitas di Rozzano, a Milano, l’ospedale di Ancona e il Careggi di Firenze, poiché sarebbero risultati i migliori nel Paese sulla base di 205 indicatori specifici, tra cui le fratture del femore operate entro le 48 ore e l’intervento per colecistectomia in laparoscopia. Il direttore generale di Agenas, Domenico Mantoan, ha dichiarato che l’obiettivo della classifica “non è dare premi o penalità ma spingere verso il miglioramento dell’assistenza“.
Il dato positivo recuperato dall’agenzia riguarda la funzionalità degli ospedali nel post-Covid. A seguito di un periodo piuttosto tragico, sembrerebbe che la situaizone stia pian piano tornando alla normalità. Dopo la pandemia, infatti, l’attività ospedaliera era ridotta al minimo, mentre ora il numero dei ricoveri ha ricominciato a salire. Nel 2023, infatti, sono stati quasi 8 milioni, ovvero 312mila in più rispetto al 2022, tornando in linea con i valori del pre Covid.
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