Salvini e il mancato rimpasto al Viminale

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Sembrava una battuta, poi trasformatasi in richiesta da parte dei suoi sostenitori dietro cui forse si celava un desiderio. Ma, in un battito di ciglio e un’agenzia, tutto è stato smentito dalla Lega stessa. Si tratta del papabile ritorno di Matteo Salvini al Viminale, chiesto a gran voce dal congresso del Carroccio, e che ha agitato le acque in maggioranza.

La visione della maggioranza

Per FdI, con le tensioni internazionali in atto, non sarebbe proprio il momento di mettersi a fare il gioco delle sedie, secondo FI “Piantedosi sta lavorando benissimo” al
Ministero dell’Interno, ovvero, sta bene dove sta. E così con un muro innalzato degli alleati da una parte e il silenzio della premier Meloni dall’altra, la cautela diventa d’obbligo e ci si rende conto della grandezza di tale aspirazione e non si vuole sembrare ingrati.

Infatti, dalla Lega spiegano che se, “il desiderio del partito è chiaro“, “Salvini non intende fare forzature o accelerazioni“, è “totalmente immerso nel suo lavoro al Mit” con un “approccio sempre costruttivo a beneficio della maggioranza“. Conclusione: il partito “non pone e non porrà problemi a Giorgia Meloni“.

L’amo leghista per cambiare aria al Viminale era stato lanciato a congresso ancora in corso. “Salvini ha subito una enorme ingiustizia se pensiamo prima alle chat di Palamara ‘dobbiamo fermarlo a tutti i costi’ e poi a un processo, quello Open Arms di Palermo, iniquo e ingiusto che si è concluso con un’assoluzione piena. Gli va ridato ciò che gli è stato tolto“, rilancia in giornata il vice-segretario del partito Claudio Durigon, a conferma che l’obiettivo leghista resta quello.

Ma, per ora, il no degli alleati è chiaro, tra chi fa finta di non vedere e sentire e chi si mostra apertamente contrario. “Io ho grande considerazione del ministro Piantedosi, sta lavorando benissimo“, risponde seccamente il vicepremier forzista, Antonio Tajani. L’attuale titolare dell’Interno è “straordinariamente efficace“, sottolinea il Ministro delle Imprese, Adolfo Urso. E anche il leader di Noi Moderati, Maurizio Lupi, ribadisce che oggi “cambiare squadra non avrebbe senso. Salvini deve poter portare a termine alcune sfide fondamentali come il Ponte sullo Stretto“. Insomma, si tenta di distrarre Salvini dalla nostalgia facendolo girare verso Villa Patrizi.

Piantedosi non teme Salvini

Per la Lega, in caso di rimpasto, Piantedosi potrebbe lasciare il Ministero dell’Interno e correre per la presidenza della Campania alle prossime regionali. Una prospettiva all’orizzonte che, però, il titolare del Viminale sembra non aver mai preso in considerazione, anzi, ci scherza sopra. “Io fuori dal ministero ambirei solo ad un ruolo all’Avellino Calcio, è l’unica passione che coltivo al di fuori del Viminale“, risponde il ministro tradendo qualche imbarazzo per la domanda. Dal Carroccio di Salvini tornano a precisare che il segretario si è sentito anche nelle ultime ore con il ministro Piantedosi con cui “stima e amicizia restano intatti e non ci saranno mai litigi, né oggi né domani“.

Un concetto che è stato per forza di cose ribadito in serata dallo stesso Salvini da Bruno Vespa per scongiurare qualsiasi malinteso: “come detto da Piantedosi, sono stato un buon ministro e potrei tornare in futuro. Semmai ne parlerò con lui e con Meloni“. Insomma, tra guerre e dazi, anche solo ipotizzare un rimpasto di governo sarebbe un nuovo pensiero per il Presidente del Consiglio Meloni, che, secondo le voci che circolano in ambienti parlamentari, potrebbe aver fatto recapitare il messaggio all’alleato. Determinando rallentamento, frenata e inversione a U.

La partita nella maggioranza di governo, peraltro, dovrebbe tener conto di diverse altre variabili. In pole position, le candidature alle prossime elezioni regionali, con l’imminente responso della Consulta sul terzo mandato in Campania. E la Lega di Salvini non intenderebbe mollare l’appetitoso osso di Lombardia e Veneto. Ma la linea ufficiale del Carroccio, per ora, è quella dell’aprire finestre di dialogo con gli alleati.

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